Il sigillo del Cavaliere Velasco

Chi segue questo blog sa benissimo quanto ammiri personalmente Julio Velasco, e quanto questa stima nei suoi confronti sia slegata dai successi sportivi. Senza i quali, è chiaro, l’impatto anche mediatico dell’italiano d’Argentina più famoso del terzo millennio non sarebbe stato lo stesso. Eppure è l’altro Velasco, quello che commentando una partita riesce a lasciarti […]

Chi segue questo blog sa benissimo quanto ammiri personalmente Julio Velasco, e quanto questa stima nei suoi confronti sia slegata dai successi sportivi. Senza i quali, è chiaro, l’impatto anche mediatico dell’italiano d’Argentina più famoso del terzo millennio non sarebbe stato lo stesso. Eppure è l’altro Velasco, quello che commentando una partita riesce a lasciarti semi culturali nella testa, al quale sono più legato e nei confronti del quale mi sento più riconoscente.

La premessa serve per commentare due notizie che lo riguardano, che testimoniano quanto l’ex ct, oggi responsabile dei progetti giovanili della Fipav, abbia saputo oltrepassare la rete del volley. Nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Velasco il titolo di Cavaliere di Gran Croce, come anticipato da Volleyball.it. Tra qualche settimana, l’8 ottobre, l’università più antica del mondo, l’Alma Mater Studiorum di Bologna, conferirà a Julio la massima onorificenza prevista: il Sigillum Magnum dell’Ateneo. Dopo le presentazioni del rettore Francesco Ubertini e della professoressa Elena Luppi, nell’Aula Magna di Santa Lucia, Julio terrà una lectio magistralis e riceverà il Sigillum.

E’ stata l’occasione per fare due chiacchiere con Velasco. Che incarna alla perfezione lo spirito di questo blog, la voglia di andare oltre il muro che gli stereotipi degli altri pensano di costruirti attorno.

I RICONOSCIMENTI. “Sono due onorificenze che mi onorano moltissimo. Perché non dimentico che in fondo sono un migrante, e perché la mia vita precedente al volley è stata molto legata all’Università, in Argentina. Un altro presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, mi concesse la cittadinanza italiana (nel 1991, ndb). Mi sarebbe piaciuto avere con me il sindaco di Modena di allora, Alfonsina Rinaldi, che chiese la cittadinanza per me senza che io lo sapessi. Purtroppo non era una cerimonia pubblica”.

LA RICONOSCENZA. “Io non dimentico perché so che sono un migrante privilegiato, che quella cittadinanza ha reso più semplice la vita a me e alle mie figlie. Quando sbarcai in Italia a Pianello Vallesina, in provincia di Ancona, non potevo aspettarmi tutto quello che sarebbe successo”.

OLTRE IL MURO. “Sapere di essere apprezzato non solo per i risultati sportivi fa piacere, ma ho sempre tenuto molto a non darmi arie da intellettuale. Anzi: lo sforzo maggiore che ho sempre fatto e che continuo a fare è quello di riuscire a rendere semplici i messaggi che trasmetto. E semplificare è un lavoro molto complesso. Il riconoscimento del mondo accademico è importante”.

LE SORELLE ACCADEMICHE. “L’università di Bologna è famosa in tutto il mondo per essere la più antica. E per una curiosa coincidenza, è gemellata con quella di La Plata.  Per me poi è un ritorno perché a Bologna tenni una lezione nel programma di Chiambretti, ‘Il laureato’, ormai dodici anni fa. E quel momento segnò una svolta nella mia vita pubblica, quindi è come se un cerchio si completasse”.

SEMPRE CURIOSO. “A me piace cercare di scoprire chi sono le persone a cui sono intitolate le strade, spesso non ne abbiamo idea. A Bologna molte vie portano nomi di medici. Non è un caso, visto che la facoltà di Medicina dell’Alma Mater è la più antica del mondo”.