Europa, provincia d’Emilia

Potevo anche fermarmi al volley, ma il calcio ha dilatato il fenomeno. Non so se basti la qualità del cibo e della vita, a spiegare un fenomeno che non ha molti precedenti. Se la nostra capacità di socializzare possa spiegare come mai l’Europa degli sport di squadra sia un feudo degli allenatori emiliani. Il volley, […]

Potevo anche fermarmi al volley, ma il calcio ha dilatato il fenomeno.

Non so se basti la qualità del cibo e della vita, a spiegare un fenomeno che non ha molti precedenti. Se la nostra capacità di socializzare possa spiegare come mai l’Europa degli sport di squadra sia un feudo degli allenatori emiliani.

Il volley, dicevo: con Giovanni Guidetti, modenesissimo figlio d’arte, che detiene la Champions League e che il 20 maggio a Torino si giocherà la finale con il suo Vakifbank, potrebbe completarsi un poker pazzesco di allenatori emiliani capaci di vincere in Europa. L’ha fatto il bolognese-ferrarese Giulio Cesare Bregoli che ha portato Chieri al successo nella Challenge Cup femminile. L’ha fatto il modenese Massimo Barbolini alla guida di Scandicci nella Cev femminile (a proposito, se non quest’anno, al massimo l’anno prossimo Scandicci vincerà lo scudetto, segnatevi il pronostico). L’ha fatto un emiliano adottivo come Andrea Giani, da quasi quarant’anni trapiantato a Parma e poi a Modena.

Nel campionato maschile, vicino alle partite decisive, il parmigiano Roberto Piazza guida la rivelazione Milano, il piacentino Massimo Botti è sulla panchina della squadra della sua città. Possono benissimo arrivare in finale, anche se Piazza al momento è più vicino (2-1 contro la Lube, Piacenza è 1-2 contro Trento).

Poi arriva la Champions League del calcio è l’effetto si dilata in modo esponenziale. Perché dalla Reggiolo dove è nato Carlo Ancelotti alla Piacenza di Simone Inzaghi ci sarebbero 104 chilometri, si allungano di una quarantina se si vuole passare da Parma città, culla calcistica di Stefano Pioli. Tre allenatori su quattro in semifinale nella massima rassegna europea del calcio hanno respirato la stessa aria, mangiato gli stessi salumi, bevuto lo stesso vino.

Io non so se gli emiliani abbiano qualcosa di speciale, ma sembra proprio di sì.