Elio e le alzate tese

Premessa: trattandosi di gusti, i miei non valgono certo più di quelli degli altri. E allora lo dico subito: a me il nuovo inno del volley femminile firmato Elio e le Storie tese non piace granché. Perché gli Elii sono dei geni, da sempre, e dai geni ti aspetti almeno un guizzo. Ascoltando la canzone […]

Premessa: trattandosi di gusti, i miei non valgono certo più di quelli degli altri. E allora lo dico subito: a me il nuovo inno del volley femminile firmato Elio e le Storie tese non piace granché.

Perché gli Elii sono dei geni, da sempre, e dai geni ti aspetti almeno un guizzo. Ascoltando la canzone presentata ieri mi sembra che il massimo dell’originalità sia stata spostare l’accento di volley dalla o alla e. Un po’ poco, per dei geni, appunto.

Ovviamente, non vi annoierei con un post solo per dire che l’inno non mi piace. Perché in realtà mi sto rendendo conto, in questi anni nei quali sono diventate numerose le canzoni di artisti anche famosi dedicate alle squadre (vedi quello dei Modena City Ramblers), che scrivere un inno è tecnicamente difficile.

Al di là delle musiche, sulle quali posso avere solo opinioni da ascoltatore, mi sembra che trovare parole fresche sia il compito più difficile. La canzone di Elio è quasi un elenco di termini tecnici, che a volte hanno la fortuna musicale di finire per consonante. Ma non è che altri prima di loro abbiano avuto vita più facile, rimanendo spesso prigionieri del lessico obbligato.

Anche per questo mi fa piacere segnalare le mie preferite: i più giovani non sanno che tanti anni fa il maestro Marco Caronna, bravissimo ideatore di tanti piccoli capolavori artistici della Legavolley maschile, nonché meritevole della mia stima eterna perché ha suonato anche al premio Tenco, mise in piedi con una pattuglia di campioni e campionesse una canzone chiamata Il volo (qui lo strepitoso video del backstage), a mio parere rimasta ineguagliata.

Dopo quella pietra miliare, a me sembra che i più originali siano quello delle Pantere di Conegliano (qui) e soprattutto quello della vecchia Copra Piacenza firmato da Daniele Ronda, che è forse l’unica canzone (Si strappano le nuvole, qui il video) capace di avere un suo senso anche fuori da un palasport.

Ma sono i miei gusti, eh.