Un signore distinto con bloc notes e penna…

LO FACCIA. Potrebbe essere l’inizio di una simpatica conoscenza. Uno scrittore? Perché no. Binari, rotaie, stazioni hanno sempre ispirato i maestri della penna così come quelli del pennello (pensiamo agli impressionisti). Giosuè Carducci dedica all’amata Lidia la celebre «Alla stazione in una mattina d’autunno»: «Oh quei fanali come s’inseguono/ accidiosi là dietro gli alberi,/ stillanti […]

LO FACCIA. Potrebbe essere l’inizio di una simpatica conoscenza. Uno scrittore? Perché no. Binari, rotaie, stazioni hanno sempre ispirato i maestri della penna così come quelli del pennello (pensiamo agli impressionisti). Giosuè Carducci dedica all’amata Lidia la celebre «Alla stazione in una mattina d’autunno»: «Oh quei fanali come s’inseguono/ accidiosi là dietro gli alberi,/ stillanti di pioggia/ sbadigliando la luce su ’l fango!». Nell’«Inno a Satana» il sanguigno poeta accusa la Chiesa di non avere appoggiato il progresso tecnico-scientifico, identificato con il treno: «Un bello e orribile/ Mostro si sferra/ Corre gli oceani,/ Corre la terra:/ Passa benefico/ Di loco in loco/ Su l’infrenabile/ Carro del foco». Molto diverso il treno a cui, in «La Via ferrata», Giovanni Pascoli fa lanciare un «femminil lamento». Si sa, il maestro Carducci e il più illustre dei suoi allievi erano temperamenti del tutto antitetici. Agatha Christie ha ambientato in treno più di uno dei suoi celebri gialli, protagonista Hercule Poirot. In «Assassinio sull’Orient Express» il sagace detective belga si trova a indagare su un omicidio commesso nella carrozza per Calais, mentre una copiosa nevicata ingessa il viaggio per parecchie ore.

TRA PARENTESI, il romanzo ha avuto ben tre trasposizioni cinematografiche. La più classica rimane quella diretta nel 1974 da Sidney Lumet, con un cast stellare che riuniva Ingrid Bergman, Lauren Bacall, Sean Connery, Albert Finney. In «Il mistero del Treno Azzurro» Poirot investiga sulla morte di una giovane donna, Ruth Kettering, uccisa dopo che il convoglio ha lasciato la Gare de Lyon, a Parigi. Si potrebbe proseguire all’infinito con le citazioni. Ma al simpatico Gianfranco, che certamente ama le buone letture, ci permettiamo di raccomandare quella di «Il treno per Helsinki» di Dacia Maraini. Una voce alla radio riporta Armida indietro nel tempo, agli amici, a un piccolo mondo di amori, sogni, aspirazioni, che si sono intersecati, anche nella loro diversità, in quel lungo viaggio in treno che portava a Helsinki, al Festival internazionale per i giovani. E adesso, caro lettore, dopo un bagno letterario, immergiamoci in quello di sudore sui nostri treni di tutti i giorni.

gabriele.moroni@ilgiorno.net