Il Premio Betocchi 2018 a Jean-Charles Vegliante

VEDI I VIDEO  Dante secondo Sanguineti, Raboni, Loi, Luzi e Vegliante, Ungaretti secondo Gardère, Livi, Vegliante e Jaccottet , “Ode degli Uccelli”… , …e “Rovine 1945” di Carlo Betocchi VISITA IL SITO Centro Studi e Ricerche Carlo Betocchi Firenze, 9 novembre 2018 – È il poeta francese Jean-Charles Vegliante il vincitore della XVII edizione del “Premio […]

VEDI I VIDEO  Dante secondo Sanguineti, Raboni, Loi, Luzi e Vegliante, Ungaretti secondo Gardère, Livi, Vegliante e Jaccottet , “Ode degli Uccelli”… , …e “Rovine 1945” di Carlo Betocchi

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Firenze, 9 novembre 2018 – È il poeta francese Jean-Charles Vegliante il vincitore della XVII edizione del “Premio Internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze”. La cerimonia di premiazione di Jean-Charles Vegliante avrà luogo alla Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi oggi alle ore 17. Vi parteciperà Rosa Maria Di Giorgi. Sono previste letture di Andrea Giuntini e interventi musicali del Duo Serrao-Santangelo. Qui il programma-invito.

Nato a Roma nel 1947, Jean-Charles Vegliante vive a Parigi ed è un poeta francese alla cui produzione in proprio ha costantemente abbinato nel corso della vita una vasta e qualificatissima opera di traduzione di poeti italiani: da Dante ai poeti del Novecento e contemporanei, passando per Leopardi, Belli, Pascoli, D’Annunzio, Ungaretti, Montale, Sereni, Calogero, Pasolini, Fortini, Amelia Rosselli e altri.

Oltre che valido traduttore e intraprendente corifeo della letteratura italiana in Francia, Vegliante è autore di notevoli saggi di critica, teoria letteraria e anche, specificatamente, di teoria della traduzione, con testi (tra cui l’ormai classico D’écrire la traduction”) sul ritmo, la scrittura bilingue, la forma poetica, i fenomeni della “translatio”, le scritture in versi connesse con l’emigrazione. Si è occupato inoltre di narratori come Morselli, Primo Levi e Camilleri. Professore emerito all’Università Sorbonne Nouvelle-Paris 3, Jean-Charles Vegliante ha fondato e dirige tuttora il Centre Interdisciplinaire de Recherche sur la Culture des Échanges (CIRCE).

Un’ampia, esauriente antologia della sua produzione poetica dal titolo “Nel lutto della luce” è apparsa in Italia presso Einaudi nel 2004, tradotta e criticamente prefata da Giovanni Raboni. Più di recente, nel 2016, è uscita, a cura di Felice Piemontese e con prefazione di Maurizio Cucchi, la raccolta “Pensiero del niente” (Edizioni Stampa 2009). Per la sua complessiva attività letteraria è stato conferito a Vegliante nel 2009 il “Premio Giacomo Leopardi”.

Di Jean-Charles Vegliante presentiamo qui, con vero piacere, due sue poesie tratte da “Pensiero del niente” e due poesie di Carlo Betocchi da lui tradotte (i testi in originale si possono ascoltare nei video allegati).

Marco Marchi

Traduire , pas traduire

Je ne veux pas aller où la pluie graisse

un sol stable béni des héros;

des corps criblés filtre un soleil vert

dans le torrent qui retourne sans cesse

ses galets sonores mais nul n’entend,

et mes yeux ne se porteront pas

sur la peine de la nudité,

cette maison ouverte que transpercent

les glaces d’un idiome de distance.

Rien ne monte du fond de la veine

d’eau tapie parmi l’herbe et les pierres,

rien ne parle dans le bat de la langue

glissé entre des voix plus anciennes

si le flux qui t’entraîne s’arrête

Tradurre non tradurre

Non voglio andare dove la pioggia ingrassa

una terra solida benedetta dagli eroi;

un sole verde filtra dai corpi crivellati

nel torrente che incessante rovescia

i suoi ciottoli sonori ma nessuno è in ascolto,

e i miei occhi non si porteranno

sulla pena della nudità,

questa casa aperta che i ghiacci

di un idioma di distanza trapassano.

Niente ne risale dal fondo della vena

d’acqua nascosta tra l’erba e le pietre,

niente parla nel battito della lingua

scivolato tra voci più antiche

se s’arresta il flusso che ti porta via

L’infinito

Pourquoi je ferme les yeux pour te garder,

image plus éphémère que ma vie,

jeune fille, âme à fleur de peau n’attendant

de nous qu’un signal, une reconnaissance?

Dans le compartiment quelqu’un a senti

peut-être un souffle, qui tressaille au léger

doute aussitôt repoussé, d’être vivants,

quand timidement altière tu t’avances

vers un paysage pour nous invisible

prêt comme un grand corps blessé à t’accueillir,

à compenser l’injustice de parents

trop humains – alors que tout en toi se pense

au delà, dans les herbes, la terre heureuse:

dont tu seras, avant que moi défait, mue.

Infinito

Perché chiudo gli occhi per conservarti,

immagine più effimera della mia stessa vita,

fanciulla, anima a fior di pelle, che

attende da noi solo un segnale, un riconoscimento?

Nello scompartimento qualcuno ha sentito

forse un soffio, che trasalisce al dubbio

leggero subito respinto, d’essere vivi,

quando timidamente altera incedi

verso un paesaggio per noi invisibile

pronto ad accoglierti come un grande corpo

ferito, a compensare l’ingiustizia di genitori

troppo umani – mentre in te tutto si pensa

al di là, fra le erbe, la terra felice:

in cui tu sarai, prima di me disfatto, mutata.

Jean-Charles Vegliante

(da “Pensiero del niente”, traduzioni di Felice Piemontese)

Ode des oiseaux

Désirable vie

des oiseaux! Eux,

qui réjouissent les ombreux

recoins du bois de leurs doigts d’or!

J’en vis un, passereau

solitaire et lent

remplumé par le vent

délirer pour une aumône;

et j’entendis le chant modulé

intact, que va perdre

entre le ciel profond et l’herbe

une vertigineuse alouette.

Dans la pieuse nuit se tiennent

les rossignols;

rester avec la lune, seuls,

en ramées que le vent malmène!

Et, où les ondes font

un tranquille lac

habite le vol vague

de certains, charme et illusion.

Brûle l’oiseau phénix

de brûler, et ressurgit

l’oiseau phénix; et nourrit

en soi le cygne un mal qui le mine.

Vivre indéfini

des oiseaux ! Ils sont

chantés dans cette ode, messagers

de la vie que nous vivrons:

quand nous remonterons

par des fleuves d’azur

et célestes murmures

vers le vouloir du ciel.

Ruines 1945

Ce n’est pas vrai qu’ils ont détruit

les maisons, pas vrai:

seul est vrai dans ce mur en ruines

l’avancement du ciel

à pleines mains, à pleine poitrine,

où inconnus rêvèrent,

ou bien, vivant, crurent rêver,

ceux qui ont disparu…

Maintenant c’est à l’ombre brisée

de jouer comme autrefois,

sur les murs, dans l’aube au soleil,

imiter les aléas…

et dans le vide, à l’hirondelle qui passe.

Carlo Betocchi

(da “Realtà vince il sogno”, 1932, e “Notizie”, 1947, traduzioni di Jean-Charles Vegliante)

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