Le nuove frontiere del vino italian. Vermentino a lezione di Prosecco

Portaerei. Milano è la piattaforma, l’hub dell’agroalimentare e del vino italiano. Cresce il ruolo della città, mercato di riferimento e passaggio obbligato per comunicazione ed eventi. Tutti i produttori e i territori, i consorzi, vengono a presentare i loro vini in location di prestigio e ristoranti all’altezza. Anche prima o dopo Vinitaly. Firriato arriva lunedì […]

Portaerei. Milano è la piattaforma, l’hub dell’agroalimentare e del vino italiano. Cresce il ruolo della città, mercato di riferimento e passaggio obbligato per comunicazione ed eventi. Tutti i produttori e i territori, i consorzi, vengono a presentare i loro vini in location di prestigio e ristoranti all’altezza. Anche prima o dopo Vinitaly. Firriato arriva lunedì ai Chiostri dell’Umanitaria, per esempio. Per questo è importante capire meglio il mercato e Stevie Kim, la manager americana che si occupa di Vinitaly International, lo ha spiegato nel Workshop di Alghero, a “Il vino oltre il confine”, di fronte ad addetti ai lavori, invitati i lombardi, e produttori sardi. Partendo dal successo mondiale del Vermentino di Gallura (anche Pigato in Liguria, Vermentino in Toscana),

bevuto di recente ai 28 Posti con le notevoli bottiglie di Masone Mannu, ovviamente presenti a Punta Negra.

Stevie ha parlato del nuovo mercato cinese, «dove ci sono moltissimi giovani potenziali consumatori da raggiungere, convincere, conquistare», dell’importanza di Internet per raggiungere anche negli Usa un target giovane e tecnologico. Che in realtà poco sa di noi. Nelle classifiche di Wine Spectator, autorevole rivista, fra i primi cento troviamo solo cantine piemontesi e toscane, anche Etna, e parole nuvola sono Chianti, Tuscany, Sangiovese, Prosecco, Barolo. Soltanto. America, Germania, Inghilterra, Svizzera e Giappone i mercati più importanti, «ma mentre i vini francesi con punteggi alti hanno prezzi alti, quelli italiani hanno prezzi bassi».

Per un paese che ha molti piccoli produttori, molto individualisti, internet può risolvere alcuni problemi: la pubblicità costa meno anche se gli investimenti nel digitale hanno superato quelli sui media tradizionali. E l’unione fa la forza, come ha spiegato Luca Giavi nel racconto vero del Prosecco Doc, «che coinvolge due regioni, il paese di Prosecco è vicino a Trieste, nove province, 10mila aziende agricole, per una produzione di 440 milioni di bottiglie vendute nel mondo e 2,1 miliardi di fatturato. Ma tutto è nato dal Consorzio Tutela Prosecco Doc». Da un accordo

fra chi il vino lo fa. E qui i nostri territori enologici, dall’Oltrepò alla Valtellina, moto hanno da imparare in Franciacorta.