Oncologia, studi su terapie mirate: rallentano tumore del polmone

Da anni la ricerca scientifica nel mondo scommette sulla possibilità di trovare il bandolo della matassa, una cura per il tumore polmonare, sviluppando terapie mirate in oncologia. Al momento gli sforzi hanno prodotto farmaci in grado di rallentare l’evoluzione di una neoplasia, quella del polmone, che altrimenti galoppa. Pochi centri ospedalieri in Europa, secondo Thomas […]

Da anni la ricerca scientifica nel mondo scommette sulla possibilità di trovare il bandolo della matassa, una cura per il tumore polmonare, sviluppando terapie mirate in oncologia. Al momento gli sforzi hanno prodotto farmaci in grado di rallentare l’evoluzione di una neoplasia, quella del polmone, che altrimenti galoppa. Pochi centri ospedalieri in Europa, secondo Thomas Wehler, professore dell’Ospedale Evangelico di Hamm in Germania, hanno però un range completo di informazioni per impiegare in sequenza le terapie mirate oggi disponibili al fine di ottenere il massimo.

Da una indagine conoscitiva condotta a livello internazionale emerge che oltre un terzo (36%) dei medici ritiene necessario avere maggiori informazioni prima di prendere decisioni su come sequenziare i trattamenti nel tumore polmonare, in particolare nelle forme non a piccole cellule (NSCLC) positive per mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico.

I risultati del sondaggio sono stati presentati come abstract all’ultimo congresso mondiale sul tumore polmonare, a Toronto, Canada. I motivi di interesse sono due: incrementare la sopravvivenza complessiva (77%) e migliorare la qualità di vita (69%), indipendentemente dalla linea di trattamento intrapresa.

L’indagine ha coinvolto 310 medici, specialisti in oncologia, pneumologia, chirurgia toracica e medicina interna. L’istituto incaricato del sondaggio ha registrato l’orientamento dei clinici riguardo all’impiego degli inibitori di tirosin-chinasi, al fine di determinare cosa sia più importante nella scelta della terapia, quali siano i problemi quando questa viene iniziata. Le interviste ai medici hanno avuto luogo in Cina, Germania, Giappone e Stati Uniti

Gli inibitori di tirosin-chinasi sono una nuova classe di farmaci antitumorali mirati. Rientrano nel capitolo dei cosiddetti inibitori della crescita tumorale. Si tratta di molecole come afatinib, che agiscono in modo più selettivo rispetto alla chemioterapia tradizionale, in quanto riconoscono segnali inconfondibili sulla parete delle cellule tumorali. A quel punto, una volta raggiunti i tessuti biologici interessati, bloccano i meccanismi interni con i quali le cellule mutate si riproducono senza requie.

Victoria Zazulina, responsabile mondiale tumori solidi, oncologia, di Boehringer Ingelheim, ha scritto in un comunicato che i medici, secondo quanto emerge dallo studio, lamentano tuttora una carenza di dati clinici in loro possesso quando si tratta di prendere decisioni riguardo ai casi loro affidati. Prossime ricerche indagheranno la situazione nel mondo reale, sempre per capire come dare nuove prospettive alla ricerca sul cancro.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

Salute