Medicina scolastica, gli specializzandi come risorsa

La medicina scolastica esiste da più di mezzo secolo, ma la figura del medico di riferimento negli istituti di istruzione è tramontata. L’insegnante vede ogni giorno in faccia gli alunni, nota comportamenti, atteggiamenti e aspetti che hanno un significato immediato, sente l’esigenza di confrontarsi con un professionista, un sanitario  che l’ordinamento scolastico possa interpellare all’occorrenza, […]

La medicina scolastica esiste da più di mezzo secolo, ma la figura del medico di riferimento negli istituti di istruzione è tramontata. L’insegnante vede ogni giorno in faccia gli alunni, nota comportamenti, atteggiamenti e aspetti che hanno un significato immediato, sente l’esigenza di confrontarsi con un professionista, un sanitario  che l’ordinamento scolastico possa interpellare all’occorrenza, che sia competente per lo stato di salute degli alunni, femmine e maschi. Perché a volte i problemi degli adolescenti possono mancare all’appuntamento con la pediatria di famiglia, per mille motivi. Ma vengono a galla tra le pareti della scuola: deficit ormonali, disturbi della condotta alimentare, segni di percosse, disabilità sotto traccia e altro.

“Coinvolgere i neolaureati in medicina e chirurgia nei programmi educativi, al fine di favorire sani stili di vita“. A pochi giorni dal varo della circolare che riforma l’esame di maturità, questa la proposta rivolta al ministro della Salute, Giulia Grillo, e al ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, del network PreSa – Prevenzione e Salute (prevenzione-salute.it). “L’idea – ha scritto in un comunicato Marco Trabucco Aurilio, direttore scientifico PreSa – è di coinvolgere nel servizio alla scuola i medici specializzandi, che potrebbero dedicare una parte del loro percorso formativo alla promozione di programmi di prevenzione nelle scuole, senza gravare sulle casse dello Stato, dal momento che gli specializzandi sono già titolari di una borsa di studio“.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

Salute