Il senso delle parole, campagna Takeda per l’oncologia

Dare un senso alle parole, ovvero ascoltare, dialogare per farsi comprendere dalle persone in cura per tumore senza ipocrisie. Questo il filo conduttore della campagna promossa da Takeda tesa a promuovere una migliore comunicazione in oncologia, alleviando le ricadute psico-sociali della malattia, promuovendo l’aderenza ai trattamenti, come prefigurato dal piano oncologico nazionale all’esame della Conferenza […]

Dare un senso alle parole, ovvero ascoltare, dialogare per farsi comprendere dalle persone in cura per tumore senza ipocrisie. Questo il filo conduttore della campagna promossa da Takeda tesa a promuovere una migliore comunicazione in oncologia, alleviando le ricadute psico-sociali della malattia, promuovendo l’aderenza ai trattamenti, come prefigurato dal piano oncologico nazionale all’esame della Conferenza Stato-Regioni.

 

Bisogni emergenti

Partendo da queste premesse la campagna (www.ilsensodelleparole.it) accende i riflettori sulle risposte da dare ai bisogni emergenti. «L’approccio che andiamo a perseguire – afferma Anna Maria Bencini, di Takeda Italia – considera la persona nella sua interezza: non solo la sua patologia, ma anche il contesto socio-assistenziale e organizzativo, il suo vissuto. Dopo il Dizionario Emozionale, primo importante traguardo conseguito nelle precedenti edizioni, quest’anno andiamo avanti con proposte concrete per un confronto aperto con le Istituzioni».

 

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Formare alla comunicazione il personale sanitario, supportare la figura del caregiver, potenziare i servizi di telemedicina nelle strutture oncologiche. Sono tre indicazioni chiave scaturite da questa iniziativa, promossa da Takeda con AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma), Aipasim – Associazione Italiana Pazienti Sindrome Mielodisplastica, Salute Donna Onlus, Trust Paola Gonzato – Rete Sarcoma Onlus e Walce – Women Against Lung Cancer in Europe, con il patrocinio di Fondazione Aiom.

 

Testimonianze

«La buona comunicazione – ha spiegato Silvia Novello, presidente Walce – andrebbe affrontata al meglio nei corsi di laurea, per imparare a dare messaggi chiari già in negli anni dei tirocini obbligatori». «La telemedicina – sottolinea da parte sua Giordano Beretta, presidente Fondazione AIOM – apre scenari importanti, deve rappresentare un supporto all’attività clinica». Sul ruolo e sul valore del caregiver familiare, Anna Maria Mancuso, presidente Salute Donna Onlus, auspica che l’esempio della Regione Lombardia possa fare da traino alla proposta di legge nazionale per il riconoscimento e il sostegno alla figura del caregiver familiare, attualmente ferma in Commissione in attesa di essere discussa e approvata.