Epatite Delta, l’insidia dietro l’angolo

Epatiti virali, una priorità da non trascurare. Questo il titolo dell’incontro istituzionale organizzato presso il Ministero della Salute, patrocinato dalle società scientifiche AISF – Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, organizzato con il contributo non condizionante di Gilead Sciences. Dopo l’introduzione del Prof. Claudio […]

Epatiti virali, una priorità da non trascurare. Questo il titolo dell’incontro istituzionale organizzato presso il Ministero della Salute, patrocinato dalle società scientifiche AISF – Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, organizzato con il contributo non condizionante di Gilead Sciences. Dopo l’introduzione del Prof. Claudio Mastroianni, Presidente SIMIT, si sono succeduti illustri relatori introdotti dal giornalista scientifico Daniel Della Seta.

 

Flussi migratori

In questo articolo ci concentriamo sul virus dell’Epatite Delta, scoperto nel 1977 da Mario Rizzetto, causa la forma più severa di tutti i virus epatitici. Questa epatite si manifesta solo nelle persone affette da Epatite B e purtroppo mancano dati accurati sulla prevalenza sia nel mondo che in Italia, anche per la mancanza di una terapia efficace. “Grazie alla vaccinazione contro l’Epatite B, le persone fino a 40 anni sono immuni all’infezione sia da Epatite B che da Epatite Delta”, ha affermato la professoressa Loreta Kondili. Tuttavia, i flussi migratori verso l’Italia da zone ad elevata prevalenza di HBV (Asia, Africa ed Est Europa) hanno influenzato l’epidemiologia dell’infezione Delta in Italia.

 

Antivirali

“La Piattaforma Italiana per lo studio delle Terapie delle Epatiti Virali (PITER HBV/HDV) ha riscontrato uno scenario epidemiologico clinico attualizzato in cui i pazienti nati in Italia sono più anziani, hanno una malattia del fegato avanzata, da dover ricorrere spesso a trapianto di fegato, e molte altre comorbidità; le persone migrate in Italia, invece, sono spesso giovani, con una malattia di fegato in rapida progressione e con un elevato rischio di gravi conseguenze sin dalla giovane età. I nuovi antivirali contro l’infezione da virus dell’epatite Delta permettono nuove prospettive ottimistiche di cura. Pertanto, serve una diagnosi precoce a cui far seguire un’appropriata terapia antivirale per diminuire l’elevato impatto clinico ed economico sul SSN della malattia da virus dell’epatite B e Delta”.