Bpco, tripla terapia e inalatore Chiesi ottiene approvazione

Approvata in Italia la prima tripla terapia fissa extrafine indicata per il trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) con utilizzo di un solo inalatore. “Per i pazienti che sentono mancare il respiro, con tosse cronica, catarro e rischio riacutizzazioni, si tratta della migliore opzione possibile in quanto ha dimostrato di essere più efficace rispetto alle classi […]

Approvata in Italia la prima tripla terapia fissa extrafine indicata per il trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) con utilizzo di un solo inalatore. “Per i pazienti che sentono mancare il respiro, con tosse cronica, catarro e rischio riacutizzazioni, si tratta della migliore opzione possibile in quanto ha dimostrato di essere più efficace rispetto alle classi farmacologiche con cui si è confrontata negli studi clinici, capace di ridurre la frequenza e l’intensità delle riacutizzazioni, migliora la funzionalità polmonare e la qualità di vita in una percentuale più alta di pazienti”, ha scritto Alberto Papi, direttore della clinica malattie dell’apparato respiratorio, Università di Ferrara.

La tripletta frutto della ricerca italiana promossa da Chiesi mette insieme in un unico spray tre principi attivi: uno steroide e due broncodilatatori. Lo steroide inalatorio (ICS) a base di beclometasone dipropionato interviene sul processo infiammatorio che aumenta il rischio di infezioni e di riacutizzazioni, responsabili della progressione della malattia e del peggioramento della qualità di vita. I broncodilatatori, invece, sono formoterolo (beta2-agonista ad azione rapida e a lunga durata – LABA) e glicopirronio (antagonista muscarinico a lunga durata – LAMA), agiscono sull’ostruzione delle piccole vie aeree, cui è legata la fatica a respirare.

“Oltre al vantaggio di avere un unico device di somministrazione – prosegue il professor Papi – altra peculiarità di questa tripla associazione fissa è la sua formulazione extrafine: i tre principi attivi sono erogati in particelle di piccole dimensioni. Ciò garantisce una distribuzione omogenea e una elevata deposizione in tutto l’albero bronchiale, comprese le piccole vie aeree, solitamente più difficili da raggiungere, e consente ai tre principi attivi di lavorare in sinergia a livello delle vie aeree, a tutto beneficio per il paziente con BPCO”.

Tra quanti soffrono di broncopneumopatia, al primo posto ci sono i fumatori accaniti. La sensazione di mancanza di respiro, che inizialmente si avverte sotto sforzo, col passare del tempo arriva a manifestarsi anche a riposo: “Trattandosi di una patologia cronica e progressiva, nella BPCO sono necessarie da un lato una diagnosi il più precoce possibile, dall’altro una somministrazione della terapia attenta e regolare da parte del paziente”, ha dichiarato in conclusione Antonio Spanevello, professore di malattie dell’apparato respiratorio, Università dell’Insubria, Istituti Maugeri.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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