Preoccupati…

GIANNI Cuperlo, il Pd dev’essere ancora di sinistra o no? «Senza la sinistra semplicemente il Pd non è e nasce un’altra cosa». Vabbè, ma in soldoni: ha senso parlare di sinistra? «Ha senso parlare di contenuti e valori perché sono quelli a definire chi sei». In concreto? «Lotta alle nuove povertà. Un tema che riguarda […]

GIANNI Cuperlo, il Pd dev’essere ancora di sinistra o no?

«Senza la sinistra semplicemente il Pd non è e nasce un’altra cosa».

Vabbè, ma in soldoni: ha senso parlare di sinistra?

«Ha senso parlare di contenuti e valori perché sono quelli a definire chi sei».

In concreto?

«Lotta alle nuove povertà. Un tema che riguarda oltre due milioni di famiglie».

E basta?

«Vuol dire creare lavoro buono che fa rima con diritti e tutele per ciascuno».

Grazie…

«Non ho finito. Vuol dire che non puoi mandare tutti in pensione dopo 42 anni e 6 mesi senza capire che ci sono lavori che ti distruggono la salute».

Ma voi di Sinistra dem non avete nulla da rimproverarvi?

«Molto. In primis timidezza degli anni passati».

Cioè?

«La sola sinistra che vince è quella che riscopre il coraggio di non restare prigioniera di antiche certezze».

Renzi ha annusato bene questa voglia di rottura…

«Questa voglia di rottura l’ha compresa e intercettata prima e meglio di noi. A non funzionare secondo me sono le risposte che offre. Non si cambia nel verso giusto se si tolgono dei diritti a chi li ha o si negano a chi avrebbe bisogno di averli. E non basta la comunicazione a ristabilire il vero».

Voi ve la cavate con la ‘deriva plebiscitaria’…

«Temo una concezione della politica che subordina ogni cosa al leader. E non mi spaventa per motivi di principio ma perché qualunque leader, anche il più capace, non basta a se stesso».

Nello specifico?

«Aver ignorato i pareri delle commissioni parlamentari sulla delega lavoro o avere impedito al Parlamento di migliorare la riforma costituzionale su punti di sostanza non rende quelle riforme e il governo più solidi, ma il contrario».

Ma perché non ve ne andate?

«Il Pd è anche la mia casa».

Anche con Renzi?

«Ho riconosciuto la vittoria di Renzi un minuto dopo le primarie e non ho cambiato idea. Vedo lo slancio che ha impresso anche dal punto di vista dei consensi e dei sondaggi. Ma dico a tutti noi, facciamo attenzione».

A che cosa?

«In Emilia abbiamo perso per strada 700mila voti in sei mesi, qualcosa vorrà dire. Io non cerco un’altra sinistra, io voglio costruire la sinistra dentro il Pd e nel Paese».

Il Pd prende il 40 e passa per cento e perde il suo giornale e un terzo degli iscritti…

«L’Unità è una ferita aperta. Non so che progetto editoriale si abbia in mente. Quanto agli iscritti accenderei la luce rossa dell’emergenza».

Per il calo?

«Vedo un abbandono silenzioso e in troppe realtà circoli piegati a logiche notabilari o filiere correntizie».

La vera partita si gioca sull’Italicum?

«Conterà l’intreccio tra riforma costituzionale e legge elettorale. Io dico no a una maggioranza di parlamentari ancora una volta nominati da tre o quattro persone».