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Di solito, le citazioni di apertura, siano di premessa a un saggio o a un romanzo, risultano un esercizio di stile. Stavolta, no: “Il cinema è la vita senza le parti noiose” di Alfred Hitchcock. Il libro con la citazione: “La fabbrica delle stelle”. L’autore: Gaetano Savatteri, giornalista, soprattutto autore di altri, imperdibili, romanzi. Su […]

Di solito, le citazioni di apertura, siano di premessa a un saggio o a un romanzo, risultano un esercizio di stile. Stavolta, no: “Il cinema è la vita senza le parti noiose” di Alfred Hitchcock. Il libro con la citazione: “La fabbrica delle stelle”. L’autore: Gaetano Savatteri, giornalista, soprattutto autore di altri, imperdibili, romanzi. Su tutti, “La congiura dei loquaci” del 2000 e “La volata di Calò” del 2008. L’editore: Sellerio e quindi sei già garantito.

Poi vi racconto la trama del libro. Prima, permettetemi alcune brevi riflessioni.

La forza di queste pagine (un giallo, in teoria molto in teoria) sta in un presente declinato alla perfezione con i suoi tic, le sue debolezze e i suoi vizi. Una declinazione di resa immediata grazie (lo so di non scoprire nulla) a una scrittura limpida ed essenziale, rivelatrice – sarebbe interessante se l’Autore ci raccontasse quante stesure ha avuto “La fabbrica delle stelle” -, di una ricerca stilistica appassionata. Con Savatteri si legge bene e di gusto, senza insipide leggerezze.

Altro elemento che mi preme sottolineare, è l’ironia feconda che attraversa “La fabbrica”. Irresistibile la presa in giro del mondo del cinema, tanto che, e l’autore non si offenda, più che un giallo tout-court – genere sin troppo frequentato dai nostri scrittori negli ultimi anni – siamo di fronte a un romanzo dove l’intrigo è elemento secondario. La descrizione di cose, luoghi, personaggi è talmente vivace (mai si viene afferrati da stanchezza) che Savatteri non ha bisogno di aggettivi di genere. Nel senso che è uno scrittore e basta. Ed è bravo.

Il romanzo offre molti altri spunti. A me ha colpito la perfetta descrizione del mondo della politica che l’Autore – milanese di nascita, in realtà siciliano e a Roma da tempo – ben conosce. La politica stupida. La politica ipocrita. La politica che, però, ti intriga e poi ti molla, ti mette nei guai. La politica-politica – copiamo la celebre definizione del grande leader socialista Pietro Nenni: politique politiciénne – vissuta dall’interno, tra (presunti) intrighi e meschinerie di genere vario. La politica che finge di essere uno strumento per rivelarsi un fine. Chiunque abbia frequentato con una certa assiduità i Palazzi romani lo sa bene. Anche perché la risposta, sereni: non andrò fuori tema, è un’antipolitica praticata da urlatori cialtroni e incapaci.

La presa in giro non si esaurisce qui, però. Savatteri è impietoso anche con l’informazione. Insomma, ce n’è anche per noi giornalisti o presunti tali. L’ansia di “trovare la notizia”, le indigeribili conferenze stampa e molto altro. Come, con tratto delicato, risultano particolarmente gustosi gli incontri con le star: da Kevin Costner a Luca Zingaretti a Monica Bellucci a molti altri, magari, come scrive Savatteri, “portati sulla scena a loro insaputa”.

A questo punto spero che il lettore non sia fuggito a gambe levate dalle mie questioni di metodo e di stile che ritengo fondamentali per inquadrare un’opera letteraria. Ecco, finalmente, la trama. Saverio Lamanna, giornalista quarantenne licenziato dal sottosegretario per cui lavorava (un demente totale, of course), torna a Màkari, nella sua Sicilia. Permettetemi un breve inciso: questa Màkari viene collocata nella Sicilia più bella, nel trapanese. E, secondo inciso, siamo d’accordo con Savatteri sulle cassatelle calde di Castellammare del Golfo e anche su quella pasticceria-bar posta a inizio paese che le confeziona: davvero commoventi… A Makàri – riprendo a raccontar la trama – il Nostro trova Peppe Piccionello e la sensualissima Suleima, donna ideale, diciamo, per un quarantenne disilluso. Per campare e ingannare il tempo, Lamanna scrive gialli di discreta fattura: irresistibili, a tal proposito, i dialoghi col babbo vedovo che vive a Palermo. Una signora molto ricca lo assolda per tenere d’occhio la sorella piccola, pessima regista che partecipa al festival di Venezia. Come copertura Lamanna sarà l’addetto stampa, di fatto una vera e propria guardia del corpo. Saverio va a Venezia con Peppe – esuberante figura di maschio siculo – e da lì si susseguono tanti colpi di scena che sarebbe crudele anticiparvi. Della serie: leggete questo romanzo e divertitevi come matti (costa 14 euro).

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