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ANVEDI, ecco Marino… La battuta è scontata, ma la celebre ‘romanza’ dei Castelli Romani ben si adatta a quello che oramai è più un caso letterario (tra il pulp e il noir) che politico-istituzionale. E dunque. A Roma c’è un sindaco che non è romano. Poco male, direte, è già successo. Per dire: il mitico […]

ANVEDI, ecco Marino… La battuta è scontata, ma la celebre ‘romanza’ dei Castelli Romani ben si adatta a quello che oramai è più un caso letterario (tra il pulp e il noir) che politico-istituzionale. E dunque. A Roma c’è un sindaco che non è romano. Poco male, direte, è già successo. Per dire: il mitico Ernesto Nathan – di cui l’attuale primo cittadino assomiglia (molto) poco – era nato a Londra. Il fatto però è che l’attuale inquilino del Campidoglio tende a dare la colpa di tutti i guai agli altri. Ossia: io sto qui, lavoro, ripulisco, mi impegno, ma dovete capire che tutti gli altri hanno sbagliato. Non solo il (drammaticamente disastroso) predecessore Gianni Alemanno. Marino mostra una qual certa insofferenza per i cittadini. Ricordate la signora di San Lorenzo (popoloso e affascinante quartiere a due passi dalla Sapienza) che ebbe l’ardire di fargli osservare – accordato: con uno stile un po’ così – che Roma dava segni, diciamo, di sofferenza? Ignazio se ne uscì con un simpaticissimo commento: «Provi a connettere i due neuroni che ha e a farli funzionare». Vabbè, direte, è la tensione. Accordata anche questa.

MA QUANDO leggiamo che «non pensavo di essere arrivato a Stoccolma (infatti Roma è assai più bella ndr), ma nemmeno di avere un Pd marcio contro di me e la criminalità infiltrata nella dirigenza» davvero, usiamo espressione antica, il fiato s’è bloccato in petto. Se non rammentiamo male, Marino è diventato sindaco grazie al Pd. Di più: grazie a un king maker (che ora se n’è pentito ma non può dirlo) come Goffredo Bettini e di un politico puro come il presidente della Regione Nicola Zingaretti (anche lui pentito, ma anche lui costretto ad abbozzare). La raccolta delle firme per le primarie – mentre gli altri candidati ci avevano messo mesi – per lui durò, a dir tanto, 36 ore. Regista dell’operazione l’allora dalemiano Marco Miccoli aiutato dalla maggioranza dei circoli dem. E ancora: il «Pd marcio» di cui parla Ignazio è lo stesso per cui, nel 2009 (con risultati modesti, a dire il vero) si presentò per diventarne leader. C’è poi la questione-Alemanno. Anche lì, la colpa è sempre di qualcun’altro. Ed ecco quindi il «Fascisti/carogne/tornate nelle fogne» scandito alla Festa dell’Unità. Salvo poi dover ritrattare. Fusse che fusse che la destra nun te vota ’a mozione pe’ l’Olimpiadi…

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