Paradosso Fortitudo, una sconfitta che vale una mezza vittoria

Una sconfitta, può risultare positiva? Il dubbio è lecito, perché, per dirla alla “Catalano”, meglio vincere che perdere. L’ultima sconfitta – la seconda di tutto il campionato – per l’UnipolSai può essere interpretata come un segnale positivo. La Fortitudo cade 11-7 a San Marino, ma lo fa lasciando sul diamante della piccola Repubblica l’impressione di […]

Una sconfitta, può risultare positiva? Il dubbio è lecito, perché, per dirla alla “Catalano”, meglio vincere che perdere. L’ultima sconfitta – la seconda di tutto il campionato – per l’UnipolSai può essere interpretata come un segnale positivo.

La Fortitudo cade 11-7 a San Marino, ma lo fa lasciando sul diamante della piccola Repubblica l’impressione di un gruppo che ha la capacità di non arrendersi mai. Acciaccata (Pizziconi ko come Noguera il giorno prima), forse stanca e pure scarica dopo la conquista della Champions League. Con queste premesse, dopo quattro inning, l’UnipolSai si è trovata sotto nel punteggio 10-0.

In odor di manifesta, insomma, ma con mille attenuanti. Ma perdere per manifesta – lo stesso presidente della Fortitudo, Stefano Michelini, non ricordava l’ultima volta, a dimostrazione di come avrebbe potuto trattarsi di un evento più unico che raro – avrebbe innescato chissà quali processi mentali.

E invece, senza scomporsi, ma mostrando la faccia giusta, senza cercare alibi, anche se stanca, scarica e acciaccata, la Fortitudo ha saputo ricomporsi e ritrovare un po’ di lucidità in attacco. E, così facendo, pian piano, ha limato il divario ed evitato il ko per manifesta.

La classifica non è cambiata, perché la Fortitudo non ha potuto allungare sulle inseguitrici – che ora sono a tre lunghezze -, ma lo spirito visto a San Marino è qualcosa di più di un segnale. Che la Fortitudo farà di tutto, ma proprio tutto, per riuscire, per la prima volta, a vincere due scudetti consecutivi. Per la gioia di Lele Frignani che non ha mai nascosto l’idea di riscrivere la storia del club.