Natoli Morri e Mattei: Bologna ha perso due Giganti dello Sport

Com’è calda Bologna in questi giorni. Com’è triste la Bologna sportiva. Triste e in lacrime, perché se ne sono andati, in punta di piedi, due personaggi che, nei rispettivi settori, hanno fatto la Storia con la S maiuscola dello sport in città. Sto parlando di Tina Natoli Morri e di Florio Mattei. La prima, a […]

Com’è calda Bologna in questi giorni. Com’è triste la Bologna sportiva. Triste e in lacrime, perché se ne sono andati, in punta di piedi, due personaggi che, nei rispettivi settori, hanno fatto la Storia con la S maiuscola dello sport in città. Sto parlando di Tina Natoli Morri e di Florio Mattei.

La prima, a salutarci, è stata Tina, la signora della ginnastica. Classe 1944 e una tempra da combattente. Donna leale e orgogliosa: che avesse una marcia in più lo si era capito quando, giovanissima, in maglia Cus Milano, trovò la forza e il coraggio di alzare la voce.

Alzare la voce a modo suo perché, sinceramente, non ho mai sentito Tina alzare i toni, o peggio ancora gridare. Cos’era successo per farla arrabbiare? Beh, Tina amava il giavellotto e non si capacitava che una giovane donna, qual era, non potesse avere un suo spazio nel Cus Milano. Semplicemente perché negli anni Sessanta, quando frequentava l’università, non veniva contemplata la squadra femminile. Forse siamo ancora lontani dalla parità, ma Tina, sicuramente, ci ha messo del suo per cambiare la situazione. In meglio.

Ci ha messo del suo, negli anni Ottanta, per portare la ritmica, suo grande amore, all’ombra delle Due Torri. Finali dei campionati al palasport di Piazza Azzarita. Poi, in omaggio alla passione per il suo sport e per la ginnastica, la ricostruzione della sezione in ambito Sg Fortitudo. Ricordando che, all’inizio del secolo scorso, quando la Sg già esisteva, aveva prodotto atleti capaci di andare alle Olimpiadi e vincere medaglie. Sto parlando di Stoccolma 1912 e di due pionieri della specialità quali Giuseppe Domenichelli e Luciano Savorini che non si accontentarono di salire sul podio, vinsero l’oro.

Stessa classe, stesso aplomb, mi verrebbe da dire, per Florio Mattei, che avrebbe compiuto 90 anni tra breve. Un gentiluomo inglese, per look, toni e lungimiranza. Campione come ct della nazionale di tiro a volo ai Giochi di Monaco nel 1972, bronzo, sempre come ct, quattro anni più tardi a Montreal. In mezzo la prima esperienza come presidente del Coni di Bologna. Poi, dal 1979, numero uno del comitato olimpico nazionale a livello Emilia Romagna. Uno che guardava lontano, Florio, uno che sapeva lavorare per gli altri. Per il bene e il futuro degli altri. Un lungo periodo alla presidenza, dal 1979 al 2001, sempre al servizio del prossimo. Un lavoro che gli avrebbe consentito di fregiarsi del titolo di Grand’Ufficiale per meriti sportivi con tanto di stella d’oro del Coni.

Una passione e una dedizione per lo sport che poi avrebbe, anzi, ha, trasmesso al figlio Cesare, simile nel portamento, nell’eloquio e nella classe.

Tina e Florio, Florio e Tina. Sì, lo sport di Bologna ha perso due colonne e, forse, oggi si sente più povero.