La lezione dei Bradipi e di Franz Campi

Domani, sabato 18 aprile, inizierà la final four del campionato italiano under 22 di basket in carrozzina. E’ la prima volta che una manifestazione del genere – a livello nazionale è alla dodicesima edizione – si svolge a Bologna, al PalaDozza, il tempio dei canestri. In campo ci saranno i Bradipi, i ragazzi di Bologna […]

Domani, sabato 18 aprile, inizierà la final four del campionato italiano under 22 di basket in carrozzina. E’ la prima volta che una manifestazione del genere – a livello nazionale è alla dodicesima edizione – si svolge a Bologna, al PalaDozza, il tempio dei canestri. In campo ci saranno i Bradipi, i ragazzi di Bologna che, fino a questo momento, hanno inanellato otto vittorie consecutive.

Gli scongiuri in questo caso sono d’obbligo. Ma quello che mi preme sottolineare è un aspetto diverso, che esula dal contesto agonistico. Sia chiaro, spero che i Bradipi (conosco alcuni di loro da diversi anni, ne apprezzo e stimo la passione), possano coronare il loro sogno, per i sacrifici e gli allenamenti degli ultimi tempi.

C’è un aspetto, però, nel quale i Bradipi, comunque vada a finire, risultano vincenti. La lezione di vita che ci danno. Lo ha detto e ripetuto anche Franz Campi, che sarà l’intrattenitore principe della giornata, domenica. Lo ha detto con il sorriso sulle labbra, quasi fosse una battuta o una barzelletta straordinaria.

Con molta semplicità, invece, Franz, artista profondo (non voglio esagerare negli elogi, per cui aggiungo che come giocatore di basket era un po’ troppo innamorato del pallone…), ha detto una sacrosanta verità. La vita ci espone tutti i giorni a un numero sempre maggiore di persone che devono muoversi con la carrozzina. Bene, il messaggio che parte da Bologna è, credo, di grande semplicità. Chi si trova in carrozzina, giovane come nel caso dei Bradipi, di una certa età come nel caso del papà di Franz (ipse dixit), non vuole aiuti, non cerca parole di compatimento e o di comprensione. Si aspetta solo rispetto e di potersi muovere senza barriere. Che sono quelle barriere mentali che ci portano a considerare i diversamente abili come cittadini di serie B (senza rispetto e senza tutele). Che sono quelle barriere di maleducazione che ci portano a parcheggiare l’auto sopra il marciapiede, a occupare piazzole riservate. Sostanzialmente a pensare solo a noi stessi, senza guardarci attorno. La final four è una grande lezione di vita: che risulterà tanto più vincente quanto più entrerà nella testa della gente. Sono lontani anni luce, per fortuna, i tempi in cui si considerava una persona in carrozzina come una disgrazia. Qualcosa da nasconde, della quale vergognarsi. Per fortuna – lo dico avendo fatto, in gioventù, il volontario con dei ragazzi che mi hanno insegnato e dato molto più di quello che il mio semplice supporto potesse restituire – la sensibilità delle persone è cambiata. Non ci sono più uomini di serie A e serie B. Ma semplicemente uomini. Alcuni di questi possono diventare di serie B, non perché siano tali, ma perché non li rispettiamo.

Poi, siccome un blog è qualcosa che ci viene da dentro, non posso – lo devo a una persona che ho amato molto e che mi ha dato la vita -, omettere un aspetto abbastanza privato. La mia mamma a metà novembre era stata colpita da un’emorragia cerebrale. E’ rimasta due mesi e mezzo dividendosi tra un letto di ospedale e una carrozzina (non riusciva più a muovere la parte destra del corpo). In questi due mesi e mezzo la mia mamma mi ha insegnato ancora tanto. E mi sarebbe piaciuto, davvero, trascinarla con orgoglio al PalaDozza. Costringerla magari a fare una gara di tiri (Franz è mancino, sarebbe stato un insegnante straordinario) liberi. Farla ridere, gioire. Questo è l’unico rimpianto che ho: perché un’altra emorragia me l’ha portata via. Ma sono sicuro che se ce l’avesse fatta, sarebbe stata in prima fila, sorridendo (anche se non riusciva più a parlare), perché avrebbe capito e apprezzato la lezione di vita degli straordinari Bradipi (e dei loro avversari, certo, ma un po’ di campanilismo non guasta) e il messaggio profondo di Franz Campi.

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