Fortitudo, un esordio in coppa tra luci e ombre

Gli inni nazionali, le bandiere al vento, emozioni, scariche di adrenalina e un buon pubblico. La prima giornata di Coppa dei Campioni, all’ombra delle Due Torri, regala tante soddisfazioni. La macchina organizzativa predisposta dal presidente della Fortitudo, Stefano Michelini risponde nel migliore dei modi. La città, forse, poteva fare qualcosa di più, ma tutto e […]

Gli inni nazionali, le bandiere al vento, emozioni, scariche di adrenalina e un buon pubblico. La prima giornata di Coppa dei Campioni, all’ombra delle Due Torri, regala tante soddisfazioni. La macchina organizzativa predisposta dal presidente della Fortitudo, Stefano Michelini risponde nel migliore dei modi. La città, forse, poteva fare qualcosa di più, ma tutto e subito è qualcosa di difficile da ottenere e allora teniamoci stretto il pubblico di ieri sera, valutabile attorno alle 800 unità.

Due “pitcher” d’eccezione all’esordio, perché il lancio inaugurale, della partita più attesa, quella tra L&D Amsterdam e i padroni di casa dell’UnipolSai è addirittura doppio. Sul monte di lancio, in attesa che si scaldi Raul Rivero, un senatore della Repubblica e un assessore comunale. Ci sono Pier Ferdinando Casini – già visto al Falchi ai tempi della festa scudetto, a settembre – e Matteo Lepore a lanciare.

Dopo questo piccolo intermezzo e al termine di una giornata speciale, la partita, più attesa.

Più attesa e “scontata” come andamento. Lanciatori di livello, da una parte Raul Rivero, che al Falchi hanno ribattezzato confidenzialmente l’Omone e Kevin Heijstek. L’equilibrio viene spezzato solo da battute lunghe, profonde. Sono dei fuoricampo. Prima l’uno-due degli olandesi firmato da Denzel Richardson e Sharon Schoop. Poi la speranza con la legnata di Francesco Fuzzi, detto Ciski. E’ uno spettacolo diverso da quello che siamo abituati a vedere allo stadio o nei palazzetti. Non ci sono insulti, non ci sono cori beceri. Ci sono gli applausi del pubblico che prova a scaldare la Fortitudo. C’è il rispetto dell’avversario. C’è il bar che sforna piadine e distribuisce birre. Sembra quasi che il Falchi – con il verde del prato che è tirato a lucido – sia uno spicchio di America trapiantato quasi per caso all’ombra delle Due Torri. La Fortitudo soffre, ma si vede che la squadra, sotto gli ordini di Lele Frignani c’è. Perché la squadra ha un’anima, un’identità. C’è il tempo anche per tante storie. Da un lato, l’uomo che batte di più, in Fortitudo, in una serata avara di valide, è proprio Fuzzi, ovvero il nono uomo del line-up. Sulla carta, in base alle scelte di Frignani, il meno pericoloso con una mazza tra le mani. Dall’altro anche un piccolo giallo. Dopo due eliminati da parte di Nick Pugliese (subentrato a Stephen Perakslis, che a sua volta aveva preso il posto di Raul Rivero) gli arbitri si fermano a disquisire sul numero della divisa del giocatore. Che ha il 5 sulle spalle, ma su alcuni referti è indicato come 14. Conciliabolo di quasi un quarto d’ora. Poi si può ricominciare. Ma l’UnipolSai non ha la forza di ribaltare il tutto.