Baseball: regole e programmi subito. O si finisce strikeout

Siamo già in ritardo. Di che cosa stiamo parlando? Del campionato di baseball. Ci siamo lasciati pochi mesi fa, a inizio ottobre. Fortitudo campione d’Italia per la terza volta consecutiva (la tredicesima nella storia del club), le partite sulla distanza dei sette inning e la pandemia che ci ha costretto a rinviare più volte l’inizio […]

Siamo già in ritardo. Di che cosa stiamo parlando? Del campionato di baseball. Ci siamo lasciati pochi mesi fa, a inizio ottobre. Fortitudo campione d’Italia per la terza volta consecutiva (la tredicesima nella storia del club), le partite sulla distanza dei sette inning e la pandemia che ci ha costretto a rinviare più volte l’inizio della stagione e a perdere, prima ancora che iniziasse la stagione, diverse squadre, spaventate dai costi del Coronavirus.

Il Covid c’è ancora e fa paura ma, qualche certezza in più, sarebbe stata bene accetta. In fondo le elezioni federali per la presidenza della Fibs si sono consumate nei mesi scorsi, Marcon è stato rieletto e, di programmi e programmazione, aveva parlato prima della votazione.

Ora siamo quasi a fine gennaio, la Fortitudo Baseball di Lele Frignani si è ritrovata ieri al campo Leoni di Casteldebole. Ma con quali prospettive? Ancora non conosciamo non solo la formula del campionato, ma nemmeno il numero delle partecipanti. Torniamo ai nove inning? Benissimo. Ma quanti visti per stranieri potremmo utilizzare? Tanti, troppi interrogativi. Tanta, troppa incertezza. Eppure le regole, le certezze, sono l’abc dello sport. Di uno sport che programma (e può programmare) e guardare lontano.

Viene spesso preso come esempio il calcio. Perché il calcio è lo sport principe, il più seguito. Quello con il maggior numero di interesse e di interessi. Quello che muove i miliardi.

Vogliamo imitare il calcio? Bene, cominciamo dalle basi. Ovvero regole certe, subito. Campionato a 12, 18 o 36 squadre? Sciogliamo la riserva, perché siamo già in ritardo.

Due stranieri per squadra? Annunciamolo. Ma facciamolo subito. Perché se un club non sa quanti stranieri potrà utilizzare nel corso di questo 2021 rischia o di buttare via dei soldi, fermando giocatori che poi non potrà schierare, o perdere delle occasioni. E se perdiamo delle occasioni (leggasi campioni che magari prendono altre strade) il livello delle partite cala. Se il livello delle partite cala, diminuisce l’interesse. E allora ciao l’idea di finire in tivù, di convincere un certo sponsor a investire nel batti e corri.

Ci saranno 32 o 36 squadre? Benissimo, più club ci sono e più l’interesse può crescere. Ma diciamolo subito. Siamo in epoca Covid, con mille paletti. Se la Fortitudo, lo dico per rimanere a un esempio vicino a casa, deve affrontare la trasferta di Godo, può farlo noleggiando un semplice pullman, senza pensare ad alberghi e voli aerei. Ma se la stessa Fortitudo deve giocare in Sicilia o in Sardegna (magari), allora bisogna prenotare alloggi, voli.

Il gap per recuperare il terreno perduto nei confronti del calcio è smisurato. Ma se vogliamo provare a rimontare, senza avere la pretesa di avere la bacchetta magica, applichiamo il buon senso. Regole certe, regole per tutti, regole subito.

Diversamente saremo strikeout ancora prima di cominciare.