Genesis, 40 anni dopo The lamb. Così difficile, così fondamentale, così bello

E’ un disco strano. Odiato da Tony Banks e amato a intermittenza dai fan. Eppure il quarantennale di ‘The lamb lies down on Broadway’  (fu pubblicato nel novembre del 1974) va sottolineato, trattandosi di un’opera affatto banale e soprattutto l’ultima della meravigliosa era Gabriel. Non è un disco facile: non ha l’immediatezza di ‘Nursery crime’  […]

E’ un disco strano. Odiato da Tony Banks e amato a intermittenza dai fan. Eppure il quarantennale di ‘The lamb lies down on Broadway’  (fu pubblicato nel novembre del 1974) va sottolineato, trattandosi di un’opera affatto banale e soprattutto l’ultima della meravigliosa era Gabriel. Non è un disco facile: non ha l’immediatezza di ‘Nursery crime’  né il fascino di ‘Foxtrot’ e tantomeno la perfezione e l’eleganza di ‘Selling England by the pound’. Quindi non so quanti fan amino quel disco, io però ne subisco il fascino. Non lo nascondo, ci sono voluti centinaia di ascolti e non mi vergogno di dire che la storia di questo concept album, per me è enigmatica, ma si sa, Gabriel non ha mai amato la semplicità. E poi quel disco ha quel che di controcorrente che te lo rende intrigante: i Genesis avrebbero potuto proseguire sulla strada del pop di ‘Selling England by the pound’, invece andarono ad infilarsi in un folle labirinto. Pensate, Mike Rutherford aveva proposto anche lui un concept album, ma dedicato al ‘Piccolo principe’ (…) di Saint Exupery, poi per fortuna prevalse Gabriel e la sua folle idea di Rael, il teppista portoricano delle notti di New York: è la fine di un’era i Genesis, band favolistica per eccellenza, abbandonano le fiabe e passano alle storie contemporanee. E a differenza del passato, cambiano i ruoli: il gruppo scrive la musica, Gabriel i testi, ma ovviamente lentissimamente. Ma qualcosa stava cambiando nella chimica dei Genesis, Gabriel era un’anima incontenibile, versatile e dalla fortissima personalità. Il regista de ‘L’esorcista’, William Friedkin, percepì questo talento ribollente, gli telefonò chiedendogli se era interessato a scrivere un copione cinematografico. Come no! Ma conciliare Genesis e cinema, no, non era possibile. Cominciarono le incomprensioni in seno al gruppo, e qualcosa si ruppe, anche se Gabriel accettò di rimandare il progetto cinematografico per pensare  a ‘The lamb’.   Già, il disco: non è più progressive rock, è un lavoro raffinato ma difficile da metabolizzare. E quella storia così oscura rappresenta l’avanguardia del pensiero di Gabriel, portatosi un passo in avanti più degli altri.

 

Ma ascoltatelo, questo doppio ellepì: ascoltate l’introduzione al piano di ‘The lamb lies down on Broadway’, perdetevi nella follia di ‘In the cage’, con quel synth così accentuato, lasciatevi choccare da ‘Back in New York City’, con quella frase di Gabriel “quando esco con la mia molotv, tu dopo puoi vedere dai roghi notturni dove sono stato”. E’ un pezzo anche un po’ punk questo, lo rifece pure Jeff Buckley, ma è poi bello annegare nella pura bellezza lirica di ‘Carpet crawlers’ e’The chamber of 32 doors’. Il ritornello di ‘Carpet crawlers’  è un mantra che non ti lascerà più. Con ‘Lilywhite Lilith’ affiora un riff di chitarra così rock che non ci credi, ti viene da dire, che c’entra? Ma il pezzo è godibilissimo, come pure ‘Anyway’, quella meraviglia di bozzetto pianistico di ‘The lamia’ con quella frase finale che sa di epitaffio (“Guardando dietro, vedo l’acqua diventare di un gelido blu. le luci si affievoliscono e il palcoscenico è di nuovo pronto per te”). Dolcezza e brutalità, ‘The lamb’ shakera il popolo dei Genesis, Gabriel ama disorientare. Con la tenera ballata di ‘In the rapids’ Gabriel urla “John, qualcosa è cambiato, quello non è il tuo viso, ma il mio”. E’ il preludio al finale, ‘It’, così diverso, un pezzo rock and roll per una band che non è rock roll, non lo è stata prima nè sarà dopo, ma qui omaggio il mito degli Stones in ‘It’s only rock and roll’. E’ l’ultima pennellata di un affresco di pazzesca bellezza, un po’ schizofrenico, ma la genialità, si sa, a volte è imparentata alla follia. Sul mercato ‘The lamb’ lascerà un po’interdetti, venderà mezzo milione di copie in America,e verrà portato a lungo in tour contribuendo a lacerare il gruppo, con Gabriel sempre più sulla via dell’uscio. Il regista Jodorowsky chiederà a P.G di realizzare un film su ‘The lamb’, ma non se ne farà mai niente, ma quel disco rimane centrale nella storia del gruppo. Infatti quando Gabriel andrà via, nei tour della sua carriera solistica gli unici omaggi alla sua vita precedente saranno proprio tratti da ‘The lamb’, e anche quando si parlò, pochi anni fa, di rivedere tutti  i Genesis insieme, era per portare ‘The lamb’ sul palco. Anche qui si è rimasti alle intenzioni. E poi ce lo vedreste ora Gabriel, calvo e panciuto, sul palco col giubbotto di pelle nera di Rael?

 

 

 

 

 

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