Bob Dylan, 50 anni fa l’epocale ‘The freewheelin’

Cinquant’anni fa, fine maggio 1963, usciva ‘The freewheelin’ Bob Dylan’, era il suo secondo album. Il disco se lo ascoltate oggi vi sembrerà datato, sicuramente: chitarra, voce, armomica e poco altro. Ma quella voce nasale doveva andare lontano, raccontarci da dove siamo venuti. Semplicità, tanta, un album primitivo nella sua schiettezza e ruvidità, ma lo considero da […]

Cinquant’anni fa, fine maggio 1963, usciva ‘The freewheelin’ Bob Dylan’, era il suo secondo album. Il disco se lo ascoltate oggi vi sembrerà datato, sicuramente: chitarra, voce, armomica e poco altro. Ma quella voce nasale doveva andare lontano, raccontarci da dove siamo venuti. Semplicità, tanta, un album primitivo nella sua schiettezza e ruvidità, ma lo considero da sempre uno dei miei dischi preferiti. Non tanto per ‘Blowin’ in the wind’, una canzone talmente nota da sembrare uno di quegli alberi così grande da togliere la luce ai fiori. Ascoltate ‘Girl from the north country’, ‘A hard’s rain a-gonna fall’, ‘I shall be free’. ma soprattutto ascoltate, vi prego, ‘Masters of war’. Lo stesso giro di chitarra riciclato all’infinito, e quella voce cantilenante che uccide col silenziatore. Scaglia parole pesanti come porfido. Leggete un po’

Venite signori della guerra

voi che costruite i cannoni

voi che costruite gli aeroplani di morte

voi che costruite le bombe

voi che vi nascondete dietro i muri

voi che vi nascondete dietro le scrivanie

voglio solo che sappiate

che posso vedere attraverso le vostre maschere

Voi che non avete fatto altro

se non costruire per distruggere

giocate con il mio mondo

come fosse il vostro giocattolo

mettete un fucile nella mia mano

e vi nascondete al mio sguardo

vi voltate e scappate lontano

quando volano i proiettili

Come Giuda

mentite e ingannate

Una guerra mondiale può essere vinta

volete che io creda

Ma io vedo attraverso i vostri occhi

e vedo attraverso il vostro cervello

così come vedo attraverso l’acqua

del mio scarico

Voi armate i grilletti

perchè altri sparino

poi vi sedete a guardare

il conto dei morti farsi più alto

Vi nascondete nei vostri palazzi

mentre il sangue dei giovani

fluisce dai loro corpi

ed è sepolto nel fango

Avete sparso la paura peggiore

che mai si possa avere

la paura di mettere figli

al mondo

Per minacciare il mio bambino

non nato e senza nome

non valete il sangue

che scorre nelle vostre vene

Cosa ne so io

per parlare quando non è il mio turno?

Potreste dire che sono giovane

potreste dire che non sono istruito

ma c’è una cosa che so

sebbene sia più giovane di voi

che nemmeno Gesù perdonerebbe mai

quello che fate

Lasciate che vi faccia una domanda

il vostro denaro è così buono

che pensate che potrà

comprarvi il perdono?

Io penso che scoprirete

quando la Morte chiederà il suo pedaggio

che tutto il denaro che avete fatto

non riscatterà la vostra anima

E spero che moriate

e che la vostra morte arrivi presto

Seguirò la vostra bara

nel pomeriggio opaco

Veglierò mentre siete sepolti

nel vostro letto di morte

e resterò sulla vostra tomba

finchè sarò sicuro che siete morti

La musica di ‘Frewheelin’ Bob Dylan’ è scarna, aspra: un’architettura sceheletrica esaltata da parole destinate a lasciare il segno. Come quella copertina, lui e Suze Rotolo abbracciati in una New York innevata, a passeggio. In un cammino che porterà Bob lontano.