Il tragico cinismo di Maurizio Milani, voce fuori dal coro

Ho trovato il trafiletto di Maurizio Milani in cui scherzava sull’elemosina alquanto fuori luogo, in questo periodo in cui addirittura vengono rubati i bicchierini con i pochi soldi che i mendicanti riescono a raccogliere, con la crisi dilagante, e la tristezza e la depressione che prende le persone senza lavoro, non mi ha fatto ridere. […]

Ho trovato il trafiletto di Maurizio Milani in cui scherzava sull’elemosina alquanto fuori luogo, in questo periodo in cui addirittura vengono rubati i bicchierini con i pochi soldi che i mendicanti riescono a raccogliere, con la crisi dilagante, e la tristezza e la depressione che prende le persone senza lavoro, non mi ha fatto ridere.

Luca De Donatis, da ilgiorno.it

 

NON CONSIDERO Maurizio Milani un comico, ma un autore tragicomico. Può piacere o non piacere, ma di certo non fa ridere nel modo in cui tentano di far ridere attori di buono e di ottimo livello come, per citarne alcuni, Ficarra e Picone, i Fichi d’India, Panariello e molti altri che passano e ripassano sul piccolo schermo. Milani è un’altra storia e non a caso in televisione lo si vede molto di rado. Le sue storie surreali, come quella pubblicata nelle pagine della cultura di mercoledì alla quale lei si riferisce e da noi titolata «Sto davanti allo Zelig, rubo e chiedo la carità», nascondono verità amare, spesso da cogliere tra le righe, da apprezzare anche per quell’autodistruttivo cinismo che le caratterizzano. Non s’arrabbi, continui a seguirlo e (forse) imparerà ad apprezzarlo.

ugo.cennamo@ilgiorno.net