Putin sostituisce il ministro della difesa Šojgu con un economista

Di Lorenzo Bianchi Rimosso, ma non relegato in un ruolo di secondo piano. Il primo obiettivo delle manovre di Vladimir Putin sui vertici militari è il ministro della difesa Sergej Šojgu, 68 anni, titolare del dicastero dal 2012, al governo dai tempi di Eltsin, scomparso dai radar per diversi giorni dopo la rivolta del capo […]

Di Lorenzo Bianchi

Rimosso, ma non relegato in un ruolo di secondo piano. Il primo obiettivo delle manovre di Vladimir Putin sui vertici militari è il ministro della difesa Sergej Šojgu, 68 anni, titolare del dicastero dal 2012, al governo dai tempi di Eltsin, scomparso dai radar per diversi giorni dopo la rivolta del capo dei paramilitari del gruppo “Wagner” Evgenij Prigožin. Al suo posto lo zar ha voluto un fedele economista. E ‘Andrei Belousov (nella foto), uno dei tanti vicepremier, esperto di razionalizzazione della spesa pubblica. Da lui Putin si aspetta un profondo repulisti del dicastero che è arrivato a spendere risorse ormai pari a quelle dei tempi della guerra fredda. Secondo i calcoli più recenti lo sforzo bellico in Ucraina assorbe il 6,7 per cento del Prodotto Interno Lordo. Negli anni ottanta aera arrivato al 7,4. I problemi del ministero affidato ora a Belousov erano affiorati di recente con l’arresto di Timur Ivanov, uno dei viceministri incaricati di controllare i progetti di costruzione militare. Secondo Serghej Markov, un  analista molto vicino al Cremlino “la corruzione talvolta oltrepassa qualsiasi limite ragionevole”.

In questo frangente tempestoso resta al suo posto il capo di stato maggiore Valerij Gherasimov. Šojgu transita al ruolo di segretario del Consiglio di sicurezza nel quale siedono molti fedelissimi di Putin. L’ingresso dell’ex ministro della difesa è contemporaneo alla fine, dopo 16 anni, della presidenza di Nikolaj Patrushev, il più antico padrino di Vladimir Putin, l’uomo cresciuto come il presidente fra gli 007 del Kgb, membro della ristretta cerchia degli originari di San Pietroburgo. La sua influenza era aumentata al punto che circolava la voce che il figlio Dmitry potesse succedere a Putin. Il destino di Nikolaj Patrushev è ancora indefinito. Potrebbe essere recuperato come vicepresidente dello stesso consiglio di sicurezza oppure come Capo dell’amministrazione del Cremlino al posto dello scialbo Anton Vajno. In ogni caso Šojgu guiderà il servizio federale per la cooperazione tecnico – militare con ampi poteri di supervisione. Il figlio Dmitry Patrushev invece lascia il ministero dell’agricoltura, ma diventa uno dei dieci vice primi ministri.

Secondo Il capo del Consiglio di Sicurezza ucraino Oleksandr Lytvynenko il rimpasto è un segnale che Mosca si prepara “a una guerra di lungo periodo”. Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino, in sostanza conferma questa interpretazione. Ha spiegato infatti che la nomina dell’economista, che era vice premier dal 2020 dopo essere stato consigliere del presidente per gli affari economici per sette anni, è motivata dalla necessità di “innovare” le spese per la difesa. Tatiana Stanovaya, del Carnegie Russia Eurasia Centre e fondatrice del centro di analisi R. Politik, sostiene che l’obiettivo di Putin è quello di “rafforzare l’efficienza della produzione di armi per rispondere in maniera ottimale alle necessità militari”.

Il 23 aprile  erano scattate le manette ai polsi del viceministro russo della difesa Timur Vadimovich Ivanov. Era accusato di aver intascato tangenti, ha scritto su “Telegram”  il Comitato investigativo della Federazione. Ivanov rischia una multa salata o dieci anni di carcere. L’alto ufficiale era stato colpito dalle sanzioni dell’Unione Europea perché è il responsabile della costruzione di strutture militari. Nel 2022 è stato al centro di un’indagine della Fondazione anticorruzione di Aleksei Naval’nyj . Di recente avrebbe supervisionato i progetti di ricostruzione di Mariupol caduta sotto il controllo di Mosca dopo mesi di assedio. Nella stessa giornata il ministro della difesa russo Serghei Shoigu ha annunciato che la Russia “aumenterà l’intensità” dei suoi bombardamenti anche “sui depositi di armi provenienti dall’Occidente”, dopo lo sblocco nel Congresso americano del nuovo pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari. Dopo aver parlato con Joe Biden, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto di aver avuto dal capo della Casa Bianca l’assicurazione che tra le armi che verranno consegnate a Kiev figurano i missili balistici Atacms, con una gittata fino a 300 chilometri. E la Gran Bretagna ha annunciato il maggiore pacchetto singolo di aiuti militari all’Ucraina, che comprende nuovi fondi per 500 milioni di sterline (580 milioni di euro) e forniture di armamenti, tra i quali 1.600 missili e quattro milioni di munizioni.

Gli alleati occidentali non possono tuttavia aiutare Kiev a risolvere quello che gran parte degli osservatori indica come il problema più grave: la carenza di uomini, mentre le forze russe continuano la loro lenta avanzata nella regione del Donbass in direzione ovest. Un segnale in questo senso è stato l’annuncio del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba sulla sospensione della fornitura dei servizi consolari agli uomini in età militare che per evitare di essere mandati al fronte sono fuggiti o, trovandosi già all’estero, non hanno voluto rientrare. Tenuto conto di questa situazione, risulta chiara l’importanza che i dati sui caduti rivestono per il morale degli eserciti in campo, e quindi le differenze enormi nelle notizie diffuse al riguardo dalle parti, a volte contraddittorie. Se Shoigu ha appunto parlato di quasi 500.000 ucraini eliminati – presumibilmente tra morti e feriti gravi – una cifra simile era stata fornita recentemente dallo Stato maggiore di Kiev riguardo alle perdite russe, vale a dire 450.000 soldati. Lo scorso febbraio Zelensky ha invece parlato di 180.000 russi uccisi, ammettendo la morte di 31.000 ucraini. Già nell’agosto dell’anno scorso funzionari americani avevano invece parlato di 70.000 ucraini uccisi. Mentre una recente inchiesta di Bbc Russia e del gruppo media indipendenti Mediazona ha stimato in 50.000 i russi morti, a cui vanno aggiunti 23.400 soldati provenienti dai territori controllati da Mosca nelle regioni di Donetsk e Lugansk annesse alla Russia. Si registrano intanto nuove vittime tra i civili per i bombardamenti da entrambe le parti. Il governatore della regione ucraina di Kherson ha detto che una donna è stata uccisa in un attacco russo su un villaggio. Kharkiv, nell’Ucraina nord-orientale, dove ieri era stata abbattuta la torre della televisione ha subito nuovi raid di Mosca. I russi fanno invece sapere che tre persone sono state ferite in un attacco di droni ucraini a Shebekino, nella regione russa di confine di Belgorod.