La nuova Costituzione tunisina concentra il potere nelle mani di Saied

Di Lorenzo Bianchi Come da copione Kais Saied, 64 anni, è diventato il nuovo padre padrone della Tunisia con il timbro del voto popolare nel referendum costituzionale del 25 luglio. I sì alle modifiche che concentrano il potere nelle sue mani sono stati il 92,3 per cento, ma solo il 27,5 per cento degli elettori […]

Di Lorenzo Bianchi

Come da copione Kais Saied, 64 anni, è diventato il nuovo padre padrone della Tunisia con il timbro del voto popolare nel referendum costituzionale del 25 luglio. I sì alle modifiche che concentrano il potere nelle sue mani sono stati il 92,3 per cento, ma solo il 27,5 per cento degli elettori si è preso la briga di andare ai seggi. Per il Fronte di salvezza nazionale, 5 partiti capeggiati dagli islamici conservatori di “En Nahda”, la consultazione è stata “un fiasco e l’intero processo di voto una recita” falsata da brogli e da risultati amplificati.

Il presidente si è presentato nella tarda serata del giorno del voto, lunedì 25 luglio, sulla Avenue Bourghiba, il cuore della capitale, e ha detto che i suoi concittadini “hanno dato una lezione al mondo, una lezione di storia”. La nuova carta fondamentale dello stato gli attribuisce il potere di nominare il premier e i ministri del governo e di revocarli a suo piacimento, senza la necessità di ottenere l’avallo di un voto de deputati. Il Parlamento sarà affiancato da un’assemblea di rappresentanti delle regioni cooptati e non eletti. L’articolo 5 della Costituzione stabilisce che il Paese appartiene alla “Umma”, la comunità musulmana, che lo Stato deve operare per realizzare le finalità dell’Islam e che i giudici dovranno attenersi alle norme del diritto e della teologia islamica. Saied è un conservatore. Ha teorizzato la reintroduzione della pena di morte per gli omosessuali e la loro esclusione dalla vita sociale.

La rivoluzione dei gelsomini contro l’autocrate Ben Ali, che segnò l’inizio delle primavere arabe del 2011, sembra ormai lontana anni luce. Gli Stati Uniti sono preoccupati per il fatto che la nuova Carta Fondamentale include controlli e contrappesi indeboliti e rischi per i diritti umani. La valutazione è di Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato. Il 17 dicembre si voterà per rinnovare il Parlamento con una nuova legge che consentirà l’elezione diretta dei candidati senza il filtro dei partiti.

Per la prima volta nella storia del mondo arabo  l’11 ottobre del 2021 Saied aveva nominato una donna alla guida di un governo. Il 22 settembre il Capo dello stato aveva rafforzato i poteri della Presidenza. Un sondaggio di Emhrod Consulting aveva confermato che il 79 per cento dei tunisini approvava le sue scelte. Il 3 ottobre diverse migliaia di persone erano scese in piazza a Tunisi e in altre città per manifestare il loro appoggio alle misure eccezionali adottate dal presidente.

La premier prescelta era Najla Bouden Ramadan, 63 anni, ingegnere, nata come Saied a Kairouan, sede della moschea più antica del Maghreb e sito dell’Unesco. Prima della nomina insegnava scienze geologiche ai suoi colleghi nella scuola nazionale della capitale tunisina forte di una lunga esperienza nel valutare quanto siano vulnerabili gli edifici in caso di terremoti e nel sensibilizzare la popolazione sulla gestione delle catastrofi. Al momento della designazione alla guida del governo era anche la responsabile dell’attuazione del programma della Banca mondiale presso il Ministero dell’istruzione superiore e della ricerca scientifica. Dal 2006 al 2016 era stata la principale consulente dei sette titolari del portafoglio che si sono avvicendati in quel decennio. Dal 2011 al 2016 aveva guidato l’unità di gestione degli obiettivi del ministero. In questo ambito aveva istituito il primo programma di sostegno alla qualità (in sigla Paq), concepito per assistere progetti elaborati da imprenditori competitivi e propensi all’innovazione.

La competenza di Najla Ramadan le ha procurato anche l’incarico di Copresidente del Gruppo consultivo mondiale dell’Onu sulla scienza e sulla tecnologia. Un video dell’agenzia “Reuters” l’ha ripresa in abito blu scuro e mascherina nell’ufficio del capo dello stato. Dietro a Saied campeggia un grande arazzo che mostra il territorio del Paese in giallo su uno sfondo marrone. L’ufficio del presidente ha definito la scelta “un onore per la Tunisia e un omaggio alle donne tunisine”. Saied ha dettato i compiti del governo. Dovrà “porre fine alla corruzione e al caos che si sono diffusi nelle istituzioni statali”. Najla Bouden Ramadan su twitter ha chiesto “a Dio di avere successo”. Dalla rivoluzione dei gelsomini del 2011è l’undicesimo premier. Il suo predecessore Hichem Mechichi è stato destituito il 25 luglio quando Saied ha chiuso il Parlamento per un mese e ha cancellato l’immunità dei parlamentari.

Il 20 settembre, ricorda il settimanale tunisino pubblicato a Parigi “Jeune Afrique”, il presidente ha sospeso l’attività dell’assemblea legislativa (nella foto l’Avenue Bourghiba, la strada principale di Tunisi transennata) a tempo indeterminato. Sei giorni dopo si sono dimessi centotrentuno quadri di “En Nahda” (ndr. la Rinascita), il partito islamico moderato che detiene la maggioranza relativa in Parlamento con 54 deputati su 217. Sfruttando la revoca dell’immunità parlamentare, giustificata invocando l’articolo 80 della Costituzione, Saied ha già ordinato l’arresto del deputato Yassine Ayari, 39 anni, un indipendente eletto in una circoscrizione germanica, di Maher Zid, un parlamentare della formazione islamica radicale “Al Karama” costituita nel 2019 in polemica con le scelte moderate di “En Nadha”, e del leader di “Al Karama” Seifeddine Maklouf, 46 anni, noto prima dell’ingresso in Parlamento perché nella sua veste di avvocato ha difeso i combattenti tunisini rientrati dalla Siria. Maklouf è stato ammanettato da agenti della polizia in borghese. E’  accusato di aver “cospirato contro la sicurezza dello Stato”. All’aeroporto di Tunisi Cartagine il 15 marzo del 2021 era intervenuto per consentire la partenza di una donna inserita nella lista “S 17” che vieta alle persone sospettate di terrorismo di lasciare la Tunisia.

Il 25 luglio 2021, dopo una giornata di proteste di piazza contro il governo nella capitale, a Sousse, a Monastir, a Kairouan, il presidente Kais Saied, 63 anni, un laico conservatore esperto di diritto costituzionale ha accentrato il potere nelle sue mani. Mezzi militari e poliziotti hanno circondato il Parlamento, la sede della tv statale e i principali edifici del governo. Rashid Gannouchi, che presiede l’assemblea legislativa, ha tentato inutilmente di entrare nel palazzo e ha subito gridato “al colpo di stato contro  la rivoluzione e contro la Costituzione”. Dopo aver resistito per qualche ora chiuso nella sua auto ha deciso di ritirarsi. Nei confronti suoi e di altri 64 deputati che hanno avuto problemi con la giustizia sarebbe già in vigore un divieto di espatrio. Diverse persone hanno riportato ferite nei tafferugli fra i sostenitori di Gannouchi e quelli di Saied.

Nella notte di domenica 25 luglio 2021 l’annuncio delle decisioni prese dal Presidente a Cartagine (assieme ai vertici delle forze di sicurezza e dell’esercito) aveva innescato manifestazioni di giubilo e cortei di auto a clacson spiegati. “Abbiamo fatto questo passo – ha detto il Presidente all’emittente di stato “Al Wataniya” prima di concedersi un bagno di folla nella Avenue Bourghiba – fino a quando non tornerà la calma e lo stato non sarà in sicurezza”. “Chiunque – ha avvertito – pensa di fare ricorso alle armi  e chiunque esploderà un solo colpo sappia che le forze armate risponderanno sparando”. Al vertice del ministero dell’interno il Capo dello stato ha nominato ad interim Ridha Gharsallaoui, già consigliere per la sicurezza nazionale, un ex poliziotto. A “Radio Mosaique”  Ghannouchi ha detto di non essere stato consultato. Saied gli ha risposto di aver preso una decisione “ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione” e che “chi parla di golpe dovrebbe tornare al primo anno di scuola elementare”. Sulla propria pagina Facebook il network televisivo del Qatar “Al Jazeera” aveva scritto che il premier in carica Hichem Mechichi, alla guida di un gabinetto di ministri indipendenti dai partiti, era agli arresti in casa sua e che aveva intenzione di riunire il consiglio dei ministri. Saied ha ordinato che la sede locale dell’emittente venisse chiusa.

Una ventina di alti funzionari governativi è stata destituita. Fra questi spiccano i nomi di Lazhar Loungou, direttore generale dei servizi speciali presso il ministero dell’interno, e di Taufik Ayouni, il procuratore generale militare. Ha perso il posto anche Mohammed Lassaad Dahech, direttore della tv pubblica nazionale “Wataniya”. Sarà sostituito da Awatef Dali. Il presidente gli ha dato il benservito dopo che Amira Mohamed, vicepresidente del sindacato dei giornalisti tunisini, aveva denunciato di essere stata bloccata all’ingresso dell’emittente.

Secondo l’istituto tunisino delle statistiche (INS), il tasso di disoccupazione totale nel Paese ha raggiunto il 15,1%. Nel 2020 le entrate legate al turismo sono crollate del 65 per cento rispetto all’anno precedente. Il Covid 19 infuria. Il 26 luglio 2021 i contagiati erano 573.394 e i morti 18.804, 204 in più in 24 ore. Dal primo del mese sono in vigore il coprifuoco dalle 20 alle 5 di mattina e il confinamento nei fine settimana nell’area della Grande Tunisi. Il ministro degli esteri Luigi di Maio ha ricordato che proprio dalla Tunisia arriva il principale flusso migratorio di quest’estate.  E’ un triste epilogo per il Paese che diede il via alle primavere arabe, quello che pareva essere l’eccezione democratica in un quadro che invece altrove ha rinforzato le dittature o scatenato guerre civili come l’interminabile macelleria in Siria.