Sabato 27 Luglio 2024

Scenario incerto, i gestori puntano sui titoli di qualità

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CAUTELA e qualità. E’ il binomio di fattori che guiderà le strategie di chi gestisce i patrimoni degli investitori, in particolare di quelli più ricchi che si rivolgono al private banking (cioè quell’insieme di servizi che le banche e le reti di consulenti finanziari offrono ai clienti di fascia alta, con un patrimonio superiore a 500mila euro a testa). Viste le prospettive ancora incerte dello scenario internazionale, i gestori dei fondi (asset manager) preferiscono ancora giocare in difesa e puntare sui titoli di qualità, pur essendo pronti ad adattarsi ai cambiamenti che interverranno durante il 2023. A metterlo in evidenza, nelle scorse settimane, è stata un’indagine realizzata dall’Aipb (Associazione italiana private banking), attraverso interviste effettuate su un campione di suoi iscritti, rappresentato da diverse case di gestione del risparmio. In linea generale, tutti gli asset manager interpellati si sono mostrati concordi su un ritorno dell’attenzione verso gli investimenti nelle obbligazioni e nei titoli di stato, in particolare quelli americani che offrono rendimenti più corposi, dopo il rialzo dei tassi oltreoceano. C’è interesse anche per le obbligazioni emesse da società private (corporate bond), in particolare per quelle con rating superiore alla soglia definita come investment grade (tripla B).

I gestori considerano invece più incerto lo scenario per i bond classificati come high yield, cioè quelli che offrono rendimenti alti ma sono anche più rischiosi della media, avendo un rating basso. La cautela domina le strategie dei gestori soprattutto nel settore azionario, vista la possibilità che i mercati siano volatili, soprattutto nella prima parte dell’anno. Di conseguenza vengono preferiti i titoli azionari classificati dagli addetti ai lavori come " value", cioè appartenenti ad aziende capaci di creare valore nel tempo per i propri azionisti, attraverso una crescita costante di ricavi, flussi di cassa e dividendi. Gli asset manager vedono opportunità anche nei cosiddetti private market. Con questa espressione si intendono gli investimenti al di fuori dei tradizionali settori azionario e obbligazionario, in attività non facilmente liquidabili nel breve periodo ma che offrono opportunità di rendimento nel lungo termine. È il caso per esempio degli investimenti nel infrastrutture, nel settore immobiliare, nel private equity o nel private debt, cioè in azioni di aziende non quotate in borsa o nei finanziamenti alle stesse imprese non quotate.

L’analisi dell’Aipb è stata presentata contestualmente all’annuario generale, l’unica pubblicazione dove è possibile ottenere le informazioni complete sui protagonisti del private banking italiano (banche, società di gestione del risparmio, assicurazioni, studi professionali e fornitori di dati). Il presidente dell’associazione, Andrea Ragaini (nella foto), ha messo in evidenza come oggi i gestori di patrimoni si trovino di fronte a uno scenario ben diverso rispetto agli anni scorsi. "Si è venuto a creare un nuovo regime – ha detto Ragaini – in cui la geopolitica aumenta il proprio peso nei mercati finanziari e nelle decisioni di politica monetaria, risultando difficilmente prevedibile. Le strategie di portafoglio sono soggette a frequenti cambiamenti tattici a seconda dell’evoluzione della crescita economica, dell’inflazione e della politica monetaria. In questo quadro – ha concluso Ragaini – risulta evidente il ruolo della consulenza professionale, e soprattutto di del private banking, che deve monitorare e adattare rapidamente le scelte di investimento a uno scenario in rapido cambiamento".