Lunedì 6 Maggio 2024
LORENZO PEDRINI
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Rdc e buoni spesa irrinunciabili: "35% famiglie italiane vive disagio economico"

Secondo il Rapporto Up Day, i nuclei famigliari sono sempre più fragili, esposti agli effetti di precariato diffuso, inflazione galoppante e crisi economiche

1,9 milioni i beneficiari del buono spesa sociale dal 2021 al 2022

1,9 milioni i beneficiari del buono spesa sociale dal 2021 al 2022

Bologna, 29 novembre 2022 - Sempre più fragili, esposte come sono agli effetti del precariato diffuso, dell'inflazione galoppante e delle crisi economiche che si susseguono senza sosta da oltre un decennio. E sempre più bisognose, tra forme di povertà intermittenti e condizioni di indigenza che non risparmiano più nemmeno chi un lavoro lo possiede, di aiuti e di sostegni. Sono queste le famiglie italiane fotografate dal Rapporto Up Day in materia di impatti delle misure di contrasto alla vulnerabilità, redatto dall'azienda specializzata in welfare d'impresa a quattro mani con l'istituto di ricerca Tecnè. E l'indagine, curata dal leader italiano (controllato dal francese Up Group) di quella galassia di servizi che comprende anche i buoni pasto e i benefit contrattuali delle più varie tipologie, non lascia spazio a fraintendimenti. Già, perché le 3.011 interviste realizzate tra gli scorsi maggio e ottobre e corredate di riferimenti alle banche dati di Istat, Mef e Inps parlano, innanzitutto, di condizioni economiche peggiorate, dal 2019, nel 44% dei casi, invariate nel 48% e migliorate solo per l’8% degli interpellati. Ponendo anche l'accento, nel lungo periodo, su un'incidenza della povertà che tra il 2007 e il 2021 è salita dal 7% al 10% fra i lavoratori dipendenti e dall’11% al 17% nelle famiglie operaie.

Nell'ultimo anno, poi, ci si è messo anche il boom inflattivo, tra prezzi che a ottobre risultavano cresciuti dell’11,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e beni alimentari che scontavano un aumento pari addirittura al 13,1%. Il risultato, stante un tasso di inflazione che ormai balla tra il 12% e il 14%, è che il 35% delle famiglie italiane (27 milioni di individui) vive al momento, stando al sondaggio, “una qualche forma di disagio, che va dalla povertà assoluta a una vulnerabilità lieve”. Con la conseguenza di un taglio dei consumi che per l'86% dei cittadini in difficoltà ha colpito le spese per l’abbigliamento, per il 78% le utenze domestiche, per il 72% le spese alimentari e per il 54% perfino le visite mediche. Così, sullo sfondo di questo sprofondamento diffuso nella povertà, per molti sono divenute irrinunciabili integrazioni come i buoni spesa sociali e il reddito di cittadinanza. Finanziate, nel primo caso, con il Decreto Sostegni bis a partire dalla crisi pandemica e, nel secondo, tramite fondi governativi a cominciare dal 2019. E, parlando di numeri, a settembre 2022 i percettori di Rdc risultano, secondo il Rapporto Up Day, circa 2,5 milioni, per un assegno medio mensile pari a 551 euro. Mentre i beneficiari del buono spesa sociale sono stati, per ogni singola erogazione finanziata dal 2021 al 2022, 1,9 milioni, per un importo medio una tantum di 250 euro.

Con i primi concentrati, in maniera complementare al tasso di occupazione, più nel Mezzogiorno che nel centro-nord e, spesso, inquadrabili nella fascia di individui sotto la linea di povertà. E con i secondi, invece, che “si caratterizzano per una maggiore omogeneità sul territorio nazionale e una più elevata relazione positiva con l’occupazione”, vista la natura di una misura pensata “a sostegno principalmente delle famiglie vulnerabili e di quelle a povertà intermittente”. Fermo restando che i Bss sono utilizzati in prevalenza, specificano i curatori della ricerca, “per acquistare beni alimentari e bisogni primari”, a fronte di un Rdc che “agisce su un raggio più ampio e meno diretto a soddisfare un bisogno specifico”. Ma, nonostante la maggiore versatilità del Reddito di cittadinanza, se si mettono a confronto i giudizi espressi sull'utilità delle due soluzioni dall'opinione pubblica, dai beneficiari di entrambe le misure e dai responsabili dei servizi sociali, si scopre che, tra questi ultimi in particolare, il paragone non si pone nemmeno. Perché la valutazione del reddito di cittadinanza è sì positiva per il 63% degli addetti ai lavori, ma i buoni spesa sociali sono considerati positivamente dal 100%. Raccogliendo, peraltro, “un livello di gradimento più alto sia nell’opinione pubblica nel suo complesso che tra i singoli segmenti”.

In primo luogo, ed è questa la conclusione degli estensori del Rapporto, perché sono “uno strumento mirato e preciso per l‘utilizzo che se ne fa” e “sono in grado di stimolare il mercato con performance migliori di altri ammortizzatori sociali”. E, in questo senso, l'auspicio del dg e vicepresidente di Up Day, Mariacristina Bertolini, è che “questo supporto alle famiglie possa avere continuità nel tempo, anche dopo i periodi strettamente emergenziali”. Mentre “come Up Day, con ricerche come questa vogliamo stimolare alla riflessione istituzioni e stakeholder del settore, con l'obiettivo finale comune di favorire la società tutta”. Contando anche sul peso di una Up Group, cooperativa sociale nata in Francia più di cinquanta anni fa e presente in quattro continenti, che “raggiunge in Italia ogni giorno 30mila aziende clienti e 800mila lavoratori, collaborando quotidianamente con 110mila partner affiliati”. E che, nel 2021, “ha realizzato un fatturato di 700 milioni di euro, con risultati sempre in crescita”.