Martedì 30 Aprile 2024

Pisa, con Mitoraij la piazza si apre all'arte contemporanea. "I miei angeli, eroi perdenti"

A metà tra un'esposizione e una rappresentazione, il nuovo progetto di Mitoraij, "Angeli", trova spazio nella Piazza del Duomo di Pisa

"Angeli" di Igor Mitoraij

"Angeli" di Igor Mitoraij

Pisa, 15 luglio 2014 - Si chiama 'Angeli'. Firmato Igor Mitoraij. E' la nuova mostra dello scultore polacco, icona dell'arte contemporanea, in cui si racconta dell'umanità perduta, di quegli eroi spezzati, feriti, a volte frantumati dal tempo, ma soprattutto dalla mancanza di ideali e valori che hanno fatto grandi alcune epoche del passato.

I suoi angeli, così classici e così mutilati, si trovano oggi e fino al 15 gennaio sotto la Torre pendente, in quella piazza del Duomo di Pisa famosa nel mondo che proprio nel 2014 celebra i 950 anni dalla nascita della sua Cattedrale. E per festeggiare si apre per la prima volta al mondo del XXI secolo facendo spazio nel prato e nei musei adiacenti a opere nate adesso, testimoni di tempi diversi, così lontani da quelli che hanno visto nascere il bianco complesso marmoreo. E' un confronto, l'unico della sua lunga storia, con il quale si inaugura anche una nuova sede espositiva dove si continuerà a proporre un dialogo tra passato e presente intorno ai grandi temi dell'arte sacra.

Per Mitoraij, invece, non è la prima sfida con i 'mostri' dell'antichità. C'erano già stati i Fori di Traiano a Roma e poi la leggendaria Valle dei Templi di Agrigento ai quali avevamo visto contrapporre la sofferenza dei suoi Dei giganteschi. Ora è la piazza dei Miracoli, mitico simbolo dell'arte, a 'provocarlo' e a liberare nuove energie che in questo caso richiamano alla serenità e alla pace.

"Tutta la vita è complicata, viviamo in tempi molto duri", spiega Mitoraij. "Con questa mostra volevo far sognare, far volare, trasfigurare la forma. Per questo ho scelto gli angeli. Anche loro vengono dall'antichità. Le figure alate esistevano ovunque, dall'India alla Siria, dalla Babilonia all'Egitto. E ovviamente in Grecia".

Già, la Grecia, patria di eroi, miti e libertà. Tutto ormai perduto, sepolto dai secoli, eppure, secondo il percorso artistico di Mitoraij, ancora necessario. "Oggi ci sarebbe molto bisogno di eroi per dare un po' di luce alla strada", è la sua conferma. "Ma purtroppo gli eroi non ci sono più. Esistono solo quelli perdenti, che spariscono nel nulla, nella vita quotidiana, senza lasciare segni. Ecco, i miei angeli sono eroi perdenti". E' una mostra-­spettacolo quella di Pisa, quasi teatrale nella regia dell'architetto Alberto Bartalini che ha pensato alle sculture come a degli attori su un palcoscenico. L'enorme angelo con le ali spezzate nella piazza a fare da sentinella; bronzi, fusioni in ghisa, disegni e gessi nel nuovo spazio espositivo; opere monumentali all'interno del Museo delle Sinopie. Esseri alati insieme a pezzi di 'città perdute', sopravvissute, chissà, a guerre o incendi; enormi mani e giganteschi piedi legati o comunque trattenuti da strette fasce; volti bendati che non riescono più a vedere o non vogliono più guardare; ma anche il Cristo segnato, anzi scavato, dalla Croce, angeli e Madonne trafitti, ma consapevoli, nell'atto dell'Annunciazione. E per la prima volta l'esposizione rivela un aspetto ancora sconosciuto di Mitoraij, quello della pittura. Angeli,o forse guerrieri, rossi, neri o blu su fondi oro, tele nate in questi ultimi anni, monumentali come le sculture.

E' arte sacra? "Oggi è quasi impossibile fare arte sacra, bisogna riuscire a dargli un nuovo respiro", risponde lui. "Credo che non ci sia niente di sacro in quello che faccio. Il mio approccio all'arte è mistico, non religioso". Mistico come può essere un sogno, dunque, oppure l'ideale di bellezza che sopravvive nonostante amputazioni e fratture, o magari mistico come il fato, eterno amico­nemico dell'uomo. Perchè lui, Mitoraij, nel destino un po' ci crede ed è lì che trova le radici del suo successo: "Qualche volta, nei tempi, succedono incroci, sinergie, ed allora nasce qualcosa o qualcuno che forse è necessario che esista in quel momento. A me tutto è successo negli anni Settanta e Ottanta, quando è emerso il bisogno di tornare alle radici del mondo classico. Prima la mia scultura non aveva avuto alcuna risposta".

Da quel momento il sogno di Icaro per il maestro polacco è diventato realtà e lo ha fatto volare, lui che ama il silenzio e la solitudine, sopra tutto il mondo. Ma i suoi angeli perdenti, simbolo di tempi bui, attendono ancora la rinascita di un uomo migliore. Ora sono caduti, forse segno del destino, in una piazza che ha già fatto molti Miracoli. Potrebbe, chissà, farne un altro.