Fondi azionari e bilanciati trainano il risparmio gestito

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QUASI 20 MILIARDI di euro in 12 mesi. È la somma complessiva che nel 2022 gli italiani hanno investito nei prodotti del risparmio gestito (o asset management), cioè nei fondi comuni o nelle gestioni patrimoniali. Per gli operatori di questo settore, si tratta di un risultato sensibilmente inferiore rispetto a quello del 2021, quando le Sgr (società di gestione del risparmio) avevano raccolto in un anno la bellezza di 91,7 miliardi di euro (i dati sono della sigla di categoria Assogestioni). Nel 2022, le Sgr si sono invece dovute dunque accontentare di meno di un quarto, cioè di 19,7 miliardi. A ben guardare, però, si tratta di un risultato abbastanza soddisfacente, se si guarda a come si erano messe le cose nei mesi scorsi, quando è scoppiata la guerra in Ucraina.

Le tensioni internazionali hanno infatti provocato una tempesta sui mercati finanziari per i quali il 2022 è stato senza dubbio un annus horribilis, con perdite a due cifre sia per le azioni che per le obbligazioni, quest’ultime colpite anche (e soprattutto) dall’aumento dei tassi d’interesse. Una congiuntura così sfavorevole ha senza dubbio scoraggiato gli investimenti finanziari, frenando la raccolta di nuove risorse da parte delle società di gestione dei fondi. Eppure, nonostante tali fattori avversi, il risparmio gestito nazionale ha chiuso comunque l’anno con un bilancio positivo. A trainare la raccolta sono stati i fondi azionari con un saldo positivo di oltre 21 miliardi di euro mentre i fondi obbligazionari, penalizzati dal caro-tassi, hanno visto gli investitori darsi alla fuga e hanno registrato deflussi per oltre 16 miliardi di euro in un anno. Non è andata bene neppure per i fondi flessibili, che hanno avuto una raccolta negativa di 5,7 miliardi di euro mentre i fondi bilanciati hanno registrato flussi positivi per oltre 4,4 miliardi. Nel complesso, lo stock di patrimonio investito in Italia nel settore del risparmio gestito (considerando la raccolta del 2022 e quella degli anni precedenti) supera ampiamente i 2.200 miliardi.

Per quanto riguarda gli assetti di mercato, il settore dell’asset management nazionale è popolato da molti player anche se i grandi gruppi detengono quote di patrimonio largamente maggioritarie. Il gruppo Intesa Sanpaolo (con le società controllate, Eurizon e Fideuram), è leader con asset totali in gestione di oltre 481 miliardi di euro e una quota di mercato del 22,6%. In seconda posizione si piazza il gruppo Generali con un patrimonio complessivo di circa 436 miliardi, corrispondenti al 20% circa del mercato. Terzo player è il gruppo francese Amundi, che in Europa è leader dell’asset management mentre in Italia ha un patrimonio in gestione di oltre 210 miliardi di euro e una quota di mercato del 9,8%. Nel complesso, i 3 big player controllano da soli oltre il 52% degli asset di tutto il settore. Non trascurabili, però, le posizioni conquistate da altre società di gestione incluse nella top 10. In quarta posizione c’è infatti la milanese Anima, con un patrimonio gestito di quasi 177 miliardi e una quota di mercato dell’8,3%. Segue un po’ distanziato il gruppo Poste Italiane con circa 94 miliardi di euro in gestione e una market share del 4,4%.

A poca distanza c’è il colosso statunitense BlackRock, che è il più grande gruppo al mondo nell’asset management mentre in Italia gestisce quasi 90 miliardi di euro, corrispondenti a quota di mercato del 4% circa. Chiude la classifica delle prime 10 sgr un quartetto di società: Mediolanum (con oltre 58 miliardi di euro di asset), Allianz, J.P. Morgan Asset Management e Morgan Stanley Investment Management.