Venerdì 3 Maggio 2024

Bollette, turni di notte per risparmiare. Le imprese: così conteniamo i costi

Confindustria: il Pil calerà del 3,2 %. A rischio mezzo milione di posti di lavoro nel prossimo biennio

Il costo dell'energia per le imprese

Il costo dell'energia per le imprese

Smart working da caro bollette, turni di notte per sfruttare il costo più basso dell’energia, settimane corte, uffici e negozi e chiusi prima, con spente le luci di insegne e vetrine, e temperature in fabbrica abbassate a 17 gradi. L’Italia delle imprese cerca di sopravvivere alla corsa dei prezzi del gas. Ma basterà per evitare un drastico calo produttivo e la recessione?

Una risposta, non incoraggiante, è arrivata ieri dal Centro studi Confindustria che avverte come "la resilienza dell’industria" sia "alle corde dopo troppi mesi di impatto del caro-energia sui margini delle imprese". Per Confindustria "l’inflazione record erode il reddito delle famiglie e minaccia i consumi, protetti (in parte e non per molto ancora) dal risparmio accumulato" mentre il rialzo dei tassi da parte della Bce "darà un ulteriore impulso recessivo".

Così l’associazione guidata da Carlo Bonomi, ipotizzando due scenari con un prezzo del gas tra 235 e 298 euro al megawattora, stima tra il 2022 e il 2023 una minore crescita del Pil del 2,2 e del 3,2% e tra 383mila e 582mila posti di lavoro a rischio. Uno scenario che sta "virando al ribasso" con i prezzi dell’energia che incideranno sulla manifattura fino al 10,2% nel 2022 e al 13,7% nel 2023.

Per combattere sia il gap delle forniture, con la chiusura dei rubinetti dalla Russia, sia il caro bollette, da mesi è cominciata la "resilienza" delle imprese. Già prima dell’estate giganti della carta come Pro-Gest avevano attuato fermi produttivi. Idem nella sarda Portovesme (zinco), nelle bresciane Fonderie Torbole e Feralpi, con la sospensione di due-tre ore della produzione nelle ore più costose al giorno. La Gardiplast di Scorzé (materie plastiche) aveva aumentato i turni di notte come, settore ceramiche, ha fatto la cooperativa umbra Ceramiche Noi.

Dalla Lombardia al Veneto all’Emilia-Romagna, avverte la Cgia – che calcola in 35 miliardi i sostegni che servirebbero per evitare il rischio che il 30% di famiglie e Pmi non siano in grado di pagare luce e gas – aumenta il numero delle aziende che ricorre ai turni di notte anche se spostare la produzione nelle ore di energia low cost non sempre è facile, tra costo degli straordinari e accordi sindacali. Così nei distretti di carta, vetro e piastrelle si è arrivati anche alla fermata temporanea di impianti e forni e al ricorso alla "cassa".

Ma c’è anche chi investe nell’autoproduzione di energia o, grazie alla lezione del Covid, rilancia il lavoro flessibile, dal Comune di Milano a un gruppo come 3M. Tutto questo basterà per evitare una caduta produttiva? "Fare stime oggi è molto complicato – risponde Lucio Poma capo economista di Nomisma –. Quello di Confindustria però è un grido d’allarme che va ascoltato anche se nessuno adesso può dire se siamo o meno di fronte a una catastrofe". Resta l’emergenza gas che nemmeno un’eventuale fine della guerra in Ucraina risolverà. Quindi, conclude Poma "le scelte delle aziende, dal potenziamento dei turni notturni allo smart working, così come quelle delle famiglie per evitare gli sprechi, sono utili ma non sufficienti per affrontare il caro-energia che richiede interventi europei sul prezzo, diversificazioni degli approvvigionamenti come sta facendo, e bene, l’Italia ma anche la rivoluzione industriale 4.0 delle imprese".