Giovedì 25 Aprile 2024

Una favola sgretolata

di Leo Turrini

CONOSCERE Oscar Pistorius e innamorarsi della sua storia: fu un automatismo, la conseguenza inevitabile di un sentimento destinato a sfociare nella solidarietà. Del resto, come si poteva restare indifferenti, dinanzi alla avventura, più umana che sportiva, di un ragazzo che rifiutava l’equazione tra menomazione fisica (le gambe amputate in tenerissima età) ed emarginazione psicologica e culturale? Come pretendere di ostentare distacco, vedendo gli sforzi, agonistici in pista e sul terreno del diritto, che questo giovane sudafricano andava compiendo, per affermare il primato dell’uguaglianza sui falsi pietismi? Nel disastro di un processo per omicidio il dramma ideale si sovrappone alla verità della tragedia. Oscar Pistorius la battaglia della vita l’aveva vinta, era stato ammesso alla Olimpiade, aveva gareggiato a Londra nel 2012, coi presunti ‘normodotati’. 

AVEVA pure conquistato una medaglia in staffetta, ai mondiali di atletica leggera. Dunque, era un simbolo. La classica icona postmoderna, multimediale, quindi efficacissima. L’idolo senza nemici e senza polemiche. Una Superstar, circondata dal calore della comunicazione globale e arricchita dai denari degli sponsor, che non vedevano l’ora di accostare i loro marchi al nome suo.

Ecco, senza scomodare la sindrome da strizzacervelli, ecco, forse è stato proprio il peso della gloria e della fama a schiacciare Pistorius. A spingerlo su sentieri inesplorati, fino alla notte orribile di un delitto che, comunque lo si voglia qualificare giuridicamente, macchierà per sempre la sua coscienza. Vale poco, oggi, ricordare che qua e là erano affiorate tracce di comportamenti non in linea con l’immagine del Ragazzo Perfetto: le accuse lanciate contro un altro amputato che si era permesso di batterlo in pista, i sospetti di violenza nei confronti delle fidanzate, eccetera. Magari erano segnali, spie di un disagio interiore inconfessabile.

NON LO SAPREMO mai, così come probabilmente mai conosceremo la verità piena sull’omicidio della povera, sventurata Reeva. Di sicuro tra le carte processuali e le parcelle degli avvocati si dissolve un mito, si sgretola una leggenda, si azzera una favola. I bambini di oggi, con o senza gambe, domani non penseranno più ad Oscar Pistorius re nella lotta alle ingiustizie della vita. Penseranno a un assassino. E questo, purtroppo, non è un lieto fine.