Lunedì 20 Maggio 2024

Supermario spara a salve

di Paolo Liverani

CI RISIAMO? Crolla tutto? La giornata delle Borse europee ha riportato alla mente il disastroso clima di qualche anno fa, quando eravamo in piena crisi. Ma questa volta alla tempesta perfetta manca un elemento fondamentale: lo spread.

IL DIFFERENZIALE di rendimento fra i titoli di Stato dei Paesi europei periferici (Italia compresa) e quello dei bund tedeschi è salito di pochissimi punti. Segno che la picchiata delle piazze azionarie è un fenomeno limitato. Che pur accade. E accade sull’onda delle parole di Mario Draghi. Da Supermario i mercati si aspettavano «toni più forti e maggiori specifiche ‘numeriche’. La sensazione è che il braccio di ferro tra Bundesbank e Bce freni la Banca centrale sul quantitative easing», ha spiegato chiaramente Claudia Segre, segretario di Assiom Forex, l’associazione degli operatori finanziari italiani. «C’è stata delusione, non piace la posizione attendista di Draghi — ha aggiunto Segre — . C’è da giorni un mercato stagnante e con poco i fondi speculativi e altre mani forti possono far crollare i mercati». Così guadagnano molto e in fretta creando e sfruttando il repentino ribasso. Un’analisi che centra il cuore del problema. Un cuore che batte attorno alle attese di un intervento decisivo della Bce: il bazooka annunciato più volte da Draghi, ma chiuso nell’armeria di Francoforte. Perché l’arma del quantitative easing (l’acquisto diretto dei titoli di Stato largamente impiegato dalla statunitense Federal Reserve) non piace a Berlino. Non piace perché in questi anni di turbolenza economica e finanziaria le casse dello Stato tedesco si sono riempite di capitali fuggiti dai Paesi più deboli e riparati sotto il solido ombrello del bund. Berlino non vuole nemmeno sentir parlare dei bond europei. Per lo stesso motivo. 

I MERCATI azionari hanno prosperato soprattutto sugli annunci della Bce. Una sola operazione di Draghi ha avuto effetti sostanziali: l’erogazione dei primi 1.000 miliardi con i quali le banche europee hanno negli ultimi anni comprato titoli di Stato e ristabilito gli equilibri finanziari dei Paesi europei.  Ora, però, la seconda maxi misura di sostegno al credito per il sistema produttivo continentale non sembra riscuotere il successo della prima. Le banche hanno in buona parte disertato le aste per la liquidità destinata alle imprese. Non per causa loro. In questo contesto congiunturale la voglia di investire delle aziende è piuttosto scarsa. Ancora una volta la finanza predomina sull’economia reale.

di Paolo Liverani

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