Lunedì 20 Maggio 2024
Angelo Costa
Sport

Il Giro scopre Formolo: "Ora non mi pongo limiti" / VIDEO

A soli 22 anni la prima vittoria nella corsa rosa del ragazzo con la faccia da bimbo: "Mi sono proprio divertito. Da un anno non ne andava bene una. Troppi sacrifici? Servono per ottenere risultati". Clarke in rosa: "Amo l'Italia"

 Davide Formolo (Afp)

Davide Formolo (Afp)

La Spezia, 12 maggio 2015 - "Oggi mi sono proprio divertito". Per celebrare la sua prima vittoria da professionista e al Giro a soli 22 anni, Davide Formolo sceglie le parole più spontanee. E’ fatto così, il ragazzo con la faccia da bimbo che arriva dalla provincia di Verona: lavoro e passione, questa la ricetta con la quale punta ad arrivare in alto.

"Da un anno non c'era nulla che andava dritto, oggi finalmente qualcosa è girato. E’ stata una giornata durissima, sono riuscito ad entrare nella fuga, ma c'è sempre stato da attaccare e da inseguire. Avevo già provato sulla penultima salita a fare la differenza, ma mi hanno ripreso. Così a La Spezia ho deciso di riprovare e ho anticipato perché pensavo che Kreuziger fosse più forte di me. È andata bene, sono riuscito a far forte la salita. Gli ultimi 500 metri in mezzo a tutta quella gente sono stati incredibili".

Il tempo di vincere una tappa e già gli chiedono di ribaltare un Giro avviato al duello Contador-Aru, come mostra anche il viaggio nelle Cinque Terre, con la squadra dello spagnolo a stuzzicare mandando in fuga Kreuziger e quella del sardo a rincorrere quando si accorge di aver concesso troppo spazio al ceco. Formolo vive la sua giornata senza troppo calcoli, come gli è successo in corsa. "Ho 22 anni è questo è il mio primo Giro, i miei limiti li scopriremo un po’ per volta, strada facendo. Ora vediamo come reagisce il mio fisico dopo tre settimane. In realtà prima del via volevo prenderla con calma e preservarmi, ma oggi si doveva per forza spendere e abbiamo speso bene le energie. Domani all’Abetone? Mi sa che partiremo in tre sulla bici, io e il mal di gambe".

Già segnalatosi da dilettante, dove altri raccoglievano più di lui ("Non so il motivo, io sono cresciuto molto nel mio primo anno da pro con la Cannondale"), Formolo, battuto un anno fa allo sprint da Nibali al campionato italiano, ha in Ivan Basso il modello di riferimento "perché vive la bici con la mia stessa passione", e ammira tutti i campioni che vincono. Così, quando gli viene chiesto che consigli dare ai giovani che si avvicinano al ciclismo, suggerisce: "La cosa essenziale è l’amore per questo sport e lavorare tanto perché solo faticando tanto e alimentandosi bene puoi arrivare ad alti livelli nel ciclismo. Troppi sacrifici? Se ti piace andare in bici devi sacrificarti perché così dai il massimo".

E’ il giorno di Formolo, ma anche di Simon Clarke, terzo australiano ad ereditar la maglia rosa in casa Orica dalla cronosquadre. Ci riesce chiudendo al secondo posto, battendo allo sprint i big del primo gruppo, dove manca soltanto Uran, giunto a 42 secondi da Contador e Aru: peccato non ricordi che davanti c’è Formolo e la sua esultanza a braccia alzate gli vale una brutta figura. "Sono commosso sì, perché questo è il mio primo Giro d'Italia, ho corso tanto da voi sia da dilettante che da professionista, ci tenevo davvero. E poi sono contento di avere tenuto la maglia in squadra, centrando quello che era il progetto di questa mattina. E’ una delle giornate più belle della mia vita ciclistica. Oggi abbiamo vissuto una guerra in bici, io mi sono staccato in cima all'ultima salita e ho fatto uno sforzo per rientrare in discesa, sapevo che era l'occasione per mettere la maglia rosa. Mi hanno detto che Davide aveva un bel vantaggio, dovevo rientrare per prendere la maglia, ci sono riuscito e sono davvero orgoglioso. E complimenti a Formolo che ha vinto davvero una gara straordinaria".

Clarke si racconta in un italiano perfetto, perché ha studiato ciclismo dalle nostre parti. "Per me l’Italia è stata sempre molto importante e in generale noi australiani veniamo qui, perché la base è proprio in Italia, quindi per i primi 4-5 anni della mia carriera, quando dovevo correre in Europa da Under, ho vissuto in Italia. Poi sono passato professionista con l’Amica Chips e subito dopo mi ha ingaggiato Scinto all’ISD quindi ho sempre corso tanto qui. Quest’anno finalmente sono riuscito a partecipare al Giro d’Italia, lo desideravo tanto e l’ho chiesto specificamente di poter essere al via. Così mi sono preparato al cento per cento per essere qui al meglio".