Mercoledì 24 Aprile 2024

Basket, Italia incompiuta. Talenti, ma non vincenti

Gli azzurri mancano un traguardo fondamentale: una generazione di mani buone si ritrova con un pugno di mosche a livello internazionale

Danilo Gallinari, ed Ettore Messina (Ciamillo)

Danilo Gallinari, ed Ettore Messina (Ciamillo)

Torino, 10 luglio 2016 - La sconfitta, meritata, con la Croazia ha tolto all'Italia del basket un traguardo fondamentale: l'Olimpiade, l'agognata Rio 2016.

Dopo la delusione del 2015 agli Europei, il Preolimpico di Torino, organizzato in casa con un grosso sforzo, l'ingaggio del miglior allenatore italiano degli ultimi 30 anni, Ettore Messina, la presenza, con motivazioni vere, di tutte le stelle, ancora una volta la Nazionale ha fallito.

Quattro partite giocate in una settimana, le due decisive prima della finale (con Tunisia e Messico) non impossibili. E al momento del dunque, sotto nel punteggio per 44 minuti su 45, davanti al pubblico di casa.

La Croazia ha giocato meglio, in attacco e in difesa, a rimbalzo. Con dei margini risicati, ma al momento del dunque qualcosa è venuto fuori. Dagli altri non dai nostri.

Le statistiche non eccellenti per tutta la durata del Preolimpico, contano poco in queste occasioni. Molto poco.

La Nazionale doveva produrre tutto, gioco e autorevolezza, negli ultimi 40', poi diventati 45' con i supplementari, nella finale annunciata, quella del pass per le Olimpiadi,

E ha mancato la prova del nove. Clamorosamente.

Perchè? La Croazia ha tenuto il pallino, con un piglio più maturo. E l'Italia ha alimentato dubbi che si erano già palesati.

Squadra di talento, che fa una fatica enorme a raccogliere risultati  o a canalizzarlo.

I contratti milionari di Gallinari e Belinelli, ottimi giocatori, non vanno in campo. Ma soprattutto è mancata l'identità di chi sapeva vincere. Non sono state fatte le giocate, in difesa e in attacco, decisive a decidere una gara. Non per tutta la gara, ma in quelle 7/8 azioni che potevano orientarla.

D'altronde, nonostante un'età media non più verdissima, Bargnani 31 anni, Belinelli 30, Gallinari 28, citando i tre più celebri, non ci sono vincitori seriali nella Nazionale.

Bargnani ha vinto l'ultima volta uno scudetto 10 anni fa, Gallinari non ha mai raccolto un trofeo, e in Nba ha giocato in squadre di seconda fascia, con rare apparizioni ai play-off, 2 edizioni, 12 partite. Belinelli ha vinto lo scudetto in Italia nel 2005 e il titolo NBA nel 2014, ma come eccellente addizione uscendo dalla panchina. Datome, ha giocato l'ultima stagione da protagonista a Istanbul, ma dopo due anni di anonimato in NBA. Gentile ancora una volta è clamorosamente deragliato nel finale. 

Non possono essere tutte coincidenze negative. Anche il quinto fallo, molto dubbio (eufemismo) di Gallinari, che ha tolto nel finale uno dei migliori giocatori di Messina, non può bastare come foglia di fico. I migliori quando si decide devono essere in campo. Vero che Belinelli accerchiato ha affrettato qualche tiro, ma alternative (vedi gli svarioni di Gentile) non ce n'erano. Tra i giovani leoni, Melli e Hackett hanno portato difesa e intensità, ma in ambizioni di alto livello restano due ottimi elementi di sistema, trainanti solo in certe situazioni. 

L'Italbasket che molti sognano è ancora da fare. Ma il tassametro delle sconfitte salatissime corre e il tempo stringe.