Venerdì 26 Aprile 2024

Roma non merita sfregi di architetti

Il modello della tutela è così basso che l’Italia viene devastata non solo dagli speculatori ma anche dai responsabili del patrimonio che lasciano le città nelle mani di costruttori e architetti senza coscienza. @VittorioSgarbi

Il modello della tutela è così basso che l’Italia viene devastata non solo dagli speculatori ma anche dai responsabili del patrimonio che lasciano le città nelle mani di costruttori e architetti senza coscienza. È la volta ora nella Roma senza governo dei grillini, di un edificio di grande dignità, in via Ticino, in prossimità del quartiere Coppedè, commissionato dal conte Gerolamo Naselli e realizzato da Ugo Gennari, tra il 1930 e il 1931, e di cui esistono i progetti nell’Archivio di Stato, con il cancello e il muro di cinta, mentre gli speculatori che lo vogliono abbattere, lo hanno dichiarato costruito negli anni ’50, asportando dalla facciata la data di edificazione.

La Sovrintendenza comunale non è intervenuta, e la Sovrintendenza statale, nel 2014, non ha espresso alcun vincolo né un divieto di distruzione. Alla luce dei nuovi documenti, ho informato il ministro e il direttore generale per le belle arti, il direttore generale per l’architettura contemporanea, il soprintendente di Roma Prosperetti. Quest’ultimo si è rifiutato di rivedere la pratica, con l’assurda motivazione che è una «questione di gusto». Ho allora fatto un esposto alla magistratura, informando il procuratore della Repubblica, che, all’evidenza dei miei argomenti, ha risposto contraddicendo il ministro e il sovrintendente: «Un parere si può revocare». Soprattutto se espresso senza verifiche. L’attuale progetto prevede il completo abbattimento dell’edificio di 86 anni fa, con il suo naturale decoro rispetto all’edilizia circostante, e in prossimità di un monumento straordinario come Villa Albani, per costruire,sotto l’insegna di Roma capitale, una moderna palazzina, su progetto dell’architetto Alessandro Ridolfi, presidente dell’ordine degli architetti di Roma, con una facciata di lunghi balconi sotto una vela aggettante. Sette appartamenti di gran lusso, già in prenotazione, su cinque piani per 3mila metri quadrati, serviti da quindici box e sette cantine. L’inserimento del nuovo condominio sfigurerà per sempre la prospettiva di via Ticino dove l’edificio, un tempo protetto, da una congregazione di suore, è in armonia con i merlati villini di color ocra alle spalle e intorno. La magistratura valuterà, ma l’abdicazione del ministro e del soprintendente è culturalmente inaccettabile, un tradimento della funzione stessa del ministero e della norma recente che vincola gli edifici che hanno più di 70 anni. Io, con Italia Nostra che ha presentato un altro esposto, chiamerò in giudizio Franceschini e Prosperetti, chiedendo loro di rispondere sulle garanzie a un imprenditore privato prima che a un bene comune. I soprintendenti hanno una responsabilità morale anche rispetto alla forma e all’immagine della città,e Roma non merita lo sfregio di un architetto.

@VittorioSgarbi