Venerdì 17 Maggio 2024
MARCO MANGIAROTTI
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Quell’eterno girotondo dell’amore. Sanremo 2016 tra rap e nostalgia

Le 20 canzoni in anteprima: tanto sentimento. E l’ironia di Elio

Sanremo 2016 (da il resto del carlino)

Sanremo 2016 (da il resto del carlino)

SANREMO città aperta a ogni pronostico. Mancano il favorito secco, il grande venditore di dischi, il recente trionfatore di un talent e delle charts contemporaneamente. E non è neppure l’edizione tale e quale di Carlo Conti, che presenta venti canzoni, questa è la ragione sociale della gara del festival, per molti versi sorprendenti, con guizzi più vicini alla visione di Fabio Fazio.   PENSO alla parodia social-culturale di Morgan e i Bluvertigo in “Semplicemente”, al nonsense in otto ritornelli che non fanno una canzone degli irresistibili Elio e le Storie Tese in “Vincere l’odio” (come Vincere l’amore). A Patty Pravo ed Enrico Ruggeri, coerenti con la loro storia, il graffio con pochi segni di Dolcenera. La cosa più bella, “Via da qui” di Giuliano Sangiorgi per Giovanni Caccamo, la rivelazione dell’ ultimo festival, e Deborah Iurato. Il doppio rap napoletano, dove Rocco Hunt funziona meglio di Clementino con “Wake up”.    INTANTO sul fronte ospiti Elisa si aggiunge, con Elton John, a Laura Pausini, Eros Ramazzotti, i Cinque Pooh e Renato Zero. «Cercheremo di avere ogni sera una hit internazionale, come l’anno scorso - conferma Carlo -, abbiamo già Ellie Goulding». Che canterà “Love Me Like You” e “Army”. «Stiamo trattando con Nicole Kidman», ammette il direttore Giancarlo Leone. «Comici? Abbiamo Virginia Raffaele». «Sarà un festival che costa meno, sugli 11 milioni, che sommati ai 5 della convenzione dovrebbero portare 5 milioni alla Rai, grazie ai 21 previsti dalla pubblicità». Al via il 9 febbraio.   IL GIROTONDO dei testi è intorno all’amore e alla vita, al sogno. Le musiche frequentano una sobria nostalgia per le ballate delle divine o il pulsare di un ascolto più giovane. Patty Pravo si specchia nel suo stile (“Cieli immensi”), Clementino è “musicante migrante”, Rocco Hunt un masaniello scanzonato. Fra le interpreti si smarca Noemi con “La borsa di una donna”, piena di mille parole che raccontano una vita. Annalisa si perde in un sogno elegante (“Il diluvio universale”), Francesca Michielin è più convincente e dialettica (“Nessun grado di separazione”). Arisa scappa dalle stupide città e trasloca nell’utopia dell’universo, emotiva e complice. Non ho capito il tipo di “Blu” di Irene Fornaciari, tra «reti di farfalle in mezzo al blu» e «fiori fra le onde chiedono pietà».    LA VECCHIA GUARDIA si salva con Enrico Ruggeri, in un onorevole esercizio di stile (“Il primo amore non si scorda mai”), e gli Stadio nel dialogo simmetrico fra padre e figlia, che non si ascoltano, non si capiscono, ma davanti alle loro esietenze ribaltate si stringono. Curreri deve solo essere credibile, è un buon pezzo. Nella terra di mezzo ci metto Neffa (“Sogni e nostalgia”) che azzecca l’atmosfera bandistica e gli Zero Assoluto (“Di me di te”) romantici internauti. Lorenzo Fragola racconta dell’impossibilità di lasciarsi.    LE COSE che (forse) funzionano. Alessio Bernabei, ex cantante dei Dear Jack: basta il titolo slogan “Noi siamo infinito” per un pezzo che corre più veloce del pensiero. Debolucci i Dear Jack (Mezzo respiro), che si giocano molto. Qui entra il popolo dei talent e dei format tv, come per Valerio Scanu, che sa cantare ma è poco aiutato dall’autore Fabrizio Moro.    FESTIVAL INTELLIGENTE. Morgan: «Semplicemente un fatto da niente attraversato dalla corrente... nasce piccolo infinitamente per diventare troppo importante». Seguono esempi, anche di musica, ambient. Geniale la destrutturazione degli Eli per la loro “brutta canzone”: otto ritornelli parodistici e zappiani legati da un nonsense. L’amore triocchiuto, il femminiello di Napoli, San Paolo «quante lettere scrivevi tu», «tubero che mediti tranquillo sottoterra», Topinamburbera. Il messaggio “Vincere l’odio” che suona come vincere l’amore. Il volo geniale.