Mercoledì 24 Aprile 2024

Minniti mette tutti d’accordo. È il ministro delle larghe intese

Il sondaggio Ipr: lui e Gentiloni piacciono anche a destra

Marco Minniti (Imagoeconomica)

Marco Minniti (Imagoeconomica)

Roma, 8 ottobre 2017 - Maggioranza cercasi. Anche se il Rosatellum dovesse essere approvato alle Camere, cioè un nuovo sistema elettorale con il quale si voterà alle prossime elezioni politiche, è molto probabile che uno stesso partito o coalizione non avrà la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. Pertanto nel day after della consultazione elettorale il Presidente della Repubblica Mattarella avrà due vie da seguire: riaprire le urne o affidare l’incarico ad un soggetto che possa essere in grado di formare una squadra di governo tra forze politiche di diverse estrazioni. Quasi sicuramente il Quirinale sceglierà questa seconda strada, ma tra i diversi leader in campo chi ha il profilo adatto a ricoprire l’incarico e a ricevere apprezzamenti anche da elettori di schieramenti opposti al proprio? Secondo un sondaggio effettuato da IPR, l’attuale ministro dell’Interno Minniti sembra essere quello che raccoglie i maggiori consensi trasversali, o meglio è colui il quale riceve al contempo la percentuale di gradimento maggiore sia tra gli elettori dello schieramento opposto che dal proprio.   Seguono Gentiloni e Renzi. Insomma, è come se i personaggi politici del centrosinistra avessero una maggiore capacità di diventare soggetti di sintesi tra le varie coalizioni più che i leader del centrodestra che, invece, risultano nell’immaginario collettivo con un profilo maggiormente divisivo. In particolare Minniti raccoglie in media il 38% di gradimento. Se è abbastanza scontato che il 65% dei votanti del centrosinistra lo vorrebbe premier, non è da sottovalutare che questo desiderio provenga anche da quasi un elettore su tre del centrodestra. Sembra essere questo il punto di forza del capo del Viminale, cioè il fatto di essere apprezzato anche da elettori di una provenienza ideologica diversa dalla propria. Ovviamente è bene chiarire che questa simulazione è stata fatta partendo dall’ipotesi che nessuna forza abbia la possibilità di avere una propria maggioranza numerica in Parlamento. Quindi, il gradimento nei confronti di Minniti da parte dell’elettorato del centrodestra (così come anche per tutti gli altri possibili premier) è da interpretare come l’individuazione di una seconda scelta, nel caso in cui si dovesse formare una maggioranza allargata a varie compagini politiche, ideologicamente distanti tra loro.    È chiaro, dunque, che in una situazione di maggioranza certa gli elettori vorrebbero come premier il proprio politico di riferimento. Ma non è stato questo l’obiettivo del sondaggio. Al secondo posto si piazza il Presidente del Consiglio Gentiloni con una media del 30%. La differenza sostanziale rispetto a Minniti proviene più dall’elettorato di centrodestra che dal centrosinistra. Infatti, tra i primi il livello di gradimento si ferma al 18%, molto al di sotto rispetto al ministro dell’Interno, mentre gli apprezzamenti rimangono consistenti tra i votanti il centrosinistra, tra i quali arriva al 60%. La terza figura politica che secondo gli italiani potrebbe essere maggiormente in grado di avere il profilo che unisca è il segretario del PD Matteo Renzi. La pensa così il 28% della popolazione.   Anche nel caso dell’ex Presidente del Consiglio è interessante notare come risulta significativa la sua capacità di attrazione verso l’elettorato di centrodestra. Infatti tra questi il livello di gradimento arriva al 27% e supera anche quello di Gentiloni (18%), ma non di Minniti (38%). Il nuovo capo politico del M5S Di Maio, nonché ufficialmente candidato premier, si posiziona al quarto posto, però è da evidenziare che pur ricevendo il gradimento da parte del 24% degli italiani, il suo appeal risulta molto debole tra gli elettori degli schieramenti opposti: tra i votanti centrosinistra arriva al 14%, tra i simpatizzanti centrodestra al 18%. Questo è un indicatore che mostra come Di Maio concentri in misura maggiore i suoi consensi tra chi vota M5S, mentre al momento non è percepito come «possibile premier di sintesi» da parte degli altri elettori. Lo stesso trend si ripete nei confronti di Berlusconi: fortemente gradito tra i suoi (75%) ma poco tra i votanti centrosinistra (3%). Anche per gli altri leader analizzati nel sondaggio non emerge una forte capacità di poter unire coalizioni contrapposte, così che Delrio, Salvini, Bersani e Pisapia, pur ricevendo consensi significativi dai propri elettori «non sfondano» negli schieramenti avversi. Il problema, dunque, sembra essere proiettato più a cosa accadrà il giorno dopo le elezioni che alle percentuali di voto che raccoglieranno i vari partiti. 

Antonio Noto, direttore IPR Marketing