Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni 2018, dalla Boschi a Padoan. Dove si candideranno i big del Pd

Le 'regole' di Renzi: listini e collegio

 Maria Elena Boschi (Ansa)

Maria Elena Boschi (Ansa)

Roma, 9 gennaio 2018 - Da giorni, al Nazareno, suona l’allarme rosso. Sulla soglia nazionale che toccherà al Pd, certo (Renzi, ieri sera, in tv, ha fissato l’asticella al 25% di Bersani alle Politiche 2013) e, soprattutto, sulle sfide one to one nei collegi uninominali. Perso in gran parte, se non tutto, il Nord, evaporato il Sud, inabissate le Isole, reggono solo le regioni rosse (Emilia e Toscana, ché già Umbria e Marche pencolano assai) e il Trentino più qualche collegio sparso nelle città più grandi. La war room ormai permanente al Nazareno (ne fanno parte, oltre a Renzi, Orfini, Guerini, Lotti e Martina) ha deciso di correre ai ripari in due modi. Il primo è di definire i collegi uninominali secondo tre fasce classiche (sicuri, perdenti, incerti), ma che saranno definite e riempite solo l’ultimo giorno con i candidati. Renzi si riserva di vedere chi, in quei collegi, indicheranno i suoi avversari. La seconda è una decisione politica già gravida di possibili scontri tra il partito di Renzi e quello dei vari big, detto dei ‘ministeriali’ perché comprende tutti i ministri. Le regole d’ingaggio decise dal Nazareno sono chiare: «Cari, va bene la vostra candidatura in più listini proporzionali, il che assicura la rielezione, ma bisogna portare tutti la croce. Dovete andare nei collegi, metterci la faccia e rischiare». L’esempio portato dai renziani doc è quello del vero ascaro di Renzi, il vicesegretario e ministro Martina: si candiderà in Lombardia, nel proporzionale, ma anche nel collegio uninominale di Bergamo, sfida persa in partenza.

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Il discorso vale anche per il premier, Paolo Gentiloni. I suoi – ma anche Mattarella – vorrebbero preservarlo per il futuro ed evitargli l’onta di una possibile sconfitta in un collegio, facendolo correre solo in due o tre listini del proporzionale. Ma Renzi – che ieri ha lodato Gentiloni ed ha ammesso che «la differenza tra vittoria e sconfitta la farà il nome del premier: se sarà del Pd, la vittoria è del Pd» – non vuol sentire ragioni: «Caro Paolo, mettici la faccia». Il premier, dunque, dovrà correre anche in un collegio, e lo farà a Roma centro, Padoan andrà a Milano, Franceschini a Ferrara, Delrio a Reggio, Orlando a La Spezia.

Ma mancano ancora molte caselle, tipo quella di Minniti. Di Renzi, invece, si sa: correrà nel collegio uninominale del Senato di Firenze-Scandicci e in due liste proporzionali (Lombardia e Campania) o forse tre. Regna ancora un alone di mistero sul caso Boschi: ieri sera, in tv, Renzi ha detto che sarà candidata anche lei con il doppio binario, cioè collegio e listino, ma è ancora in alto mare il ‘dove’. Di certo non a Firenze, dove c’è già Renzi, mentre Lotti batterà la provincia, e quasi sicuramente non Arezzo, sua città natale. Possibile che l’ex ministra finisca a Lucca o a Grosseto collegio più in due listini (Toscana e Campania).