Giovedì 25 Aprile 2024

Paraplegico torna a camminare grazie a un'interfaccia cervello-computer

Era paraplegico da cinque anni. Ora invece riesce a muovere le gambe. Tutto grazie a un computer, che traduce le sue onde cerebrali e invia impulsi ai muscoli. E' il risultato di uno studio della University of California di Irvine. Il paziente - che anni fa aveva subito una lesione al midollo spinale - non solo ha mostrato di muovere le gambe, ma è stato addirittura in grado di camminare per quasi 4 metri con l'aiuto di un supporto. Ma c'è chi è scettico

Un paziente cammina tramite esoscheletro (foto d'archivio)

Un paziente cammina tramite esoscheletro (foto d'archivio)

New York, 24 settembre 2015 - Era paraplegico da cinque anni. Ora invece riesce a muovere le gambe. Tutto grazie a un computer, che traduce le sue onde cerebrali e invia impulsi ai muscoli. E' il risultato sensazionale di uno studio della University of California di Irvine, pubblicato sul Journal of Neuroengineering and Rehabilitation. Il paziente - che anni fa aveva subito una lesione al midollo spinale - non solo ha mostrato di muovere le gambe, ma è stato addirittura in grado di camminare per quasi 4 metri con l'aiuto di un supporto. Tutto questo perché, anche dopo anni di paralisi, il cervello può ancora generare robuste onde cerebrali che possono essere sfruttate per consentire piccoli passi

Ma c'è anche chi appare scettico. "I risultati della ricerca sono interessanti - commenta Giorgio Scivoletto, neurologo della Fondazione Santa Lucia e responsabile della ricerca della Società mondiale di paraplegia -. ma il limite del sistema è che è improprio parlare di un ritorno alla camminata. Dalle stesse immagini circolate con la notizia si vede che il paziente non ha equilibrio e non ha per esempio il controllo dei piedi. Di fatto non sta camminando in senso proprio. Dobbiamo scientificamente limitarci a dire che con l'elettrostimolazione i ricercatori sono riusciti a far muovere i muscoli superiori delle gambe, captando direttamente dal cervello le intenzioni di movimento del paziente". "Questo sistema - ribattono però i ricercatori americani - è comunque un passo avanti rispetto agli attuali sistemi che utilizzano la realtà virtuale o un esoscheletro robotico per far tornare a camminare i pazienti".

In effetti, l'interfaccia cervello-computer potrebbe schiudere nuove possibilità per lo sviluppo di una nuova generazione di esoscheletri, "che non si limitino a 'trasportare' il paziente - osserva ancora Scivoletto -, ma siano guidati dalle intenzioni di movimento del soggetto, captate appunto con la stessa tecnica impiegata dal gruppo di ricercatori californiano". In pratica l'elettrostimolazione renderebbe 'intelligenti' gli esoscheletri, mentre gli esoscheletri risolverebbero i problemi di equilibrio del paziente. E milioni di persone nel mondo potrebbero ricominciare a vivere.