Lunedì 29 Aprile 2024

Francesco, l'impeto della svolta

IL DISCORSO del Papa alla Curia vaticana è di una durezza senza precedenti. Molti dei presenti ieri venti mesi fa sono certamente stati elettori di Bergoglio, chissà se adesso tornerebbero a votarlo. Bergoglio salì sul Soglio di Pietro anche per riformare la Curia, forse però in pochi pensavano che un giorno qualcuno osasse pronunciare un’intemerata pubblica come quella espressa ieri dal Pontefice. Un elenco di mali e peccati così tremendi e dettagliati da far assomigliare la Curia romana a un girone dantesco. 

LE ACCUSE del Papa paiono essere un momento importante del rinnovamento della Chiesa che il cardinale di Buenos Aires si era riproposto di portare a termine. Con la forza di chi viene da fuori e ha da sempre osservato i comportamenti curiali con distacco, per non dire peggio, e con l’impeto di chi sa di non avere troppo tempo davanti a se. Quattro-cinque anni al massimo. Tutti questi primi venti mesi di Francesco sono stati un susseguirsi di atti di governo importanti, dalla formazione del «C8», agli interventi sullo Ior all’indizione di uno storico sinodo sulla famiglia, che danno l’idea di voler assolvere a un ideale cronoprogramma ben definito. 

 LE PAROLE di ieri, per nulla scontate nella loro violenza verbale, sono una tappa di questo cammino. Che accompagnano e forse precedono quella riorganizzazione formale della Curia che il Papa e i cardinali del «C8» stanno portando a termine e che, raccontano i bene informati, sta accusando un po’ di affanno, alcuni descrivono come ‘impantanata’ nelle resistenze corporative interne e che come ogni cambio di rotta pare più facile a dirsi che a realizzarsi. Ma la riforma si farà, anche se con la fatica che ogni cambiamento vero porta con sé, e il discorso di ieri è il segno che si sta andando avanti. Come se il Papa dicesse: attenzione, qui non va bene niente, dobbiamo cambiare la rotta in modo radicale. Ma allo stesso tempo, da vero gesuita ignaziano, Francesco lancia un appello prima di tutto alla conversione del cuore, nella coscienza che mutare gli organigrammi e l’organizzazione dei dicasteri non servirebbe a niente se i comportamenti restassero gli stessi.