Giovedì 16 Maggio 2024
ANDREA SPINELLI
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"Io, a volto scoperto". Finalmente Paola Turci

"Oggi, a 50 anni, mi amo nonostante tutto"

Paola Turci nella cover del nuovo album

Paola Turci nella cover del nuovo album

Milano, 21 aprile 2015 - «MI AMERÒ lo stesso» prometteva Paola Turci nel titolo dell’autobiografia data alle stampe lo scorso ottobre strizzando l’occhio ad una sua vecchia canzone. E a quel desiderio di prendersi cura di sé la cantante romana fa appello pure ora che presenta il nuovo album “Io sono” col peso sul cuore della recente scomparsa del padre. «Sinceramente, non mi aspettavo di scoprirmi tanto fragile» ammette. «Soprattutto in un momento di bilanci come questo, in cui dopo aver compiuto 50 anni e ripreso in mano la mia vita raccontandola in un libro, torno alla musica per fare il punto su ciò che sono con la rilettura dei brani che mi hanno segnato il cammino». Sedicesimo capitolo di una carriera varata nell’88, “Io sono” è una cerniera tra passato e futuro che si avvale della presenza in cabina di regia di Federico Dragogna, chitarrista dei Ministri e produttore di “Costellazioni” de Le Luci della Centrale Elettrica.

SCRITTA da Francesco Bianconi dei Baustelle e da Pippo «Kaballà» Rinaldi la canzone che dà il titolo al disco, “Io sono”, impreziosisce il nuovo album assieme ad altri due inediti, “Questa non è una canzone” e “Quante vite viviamo”, firmati da lei stessa assieme a Marcello Murru. «Oggi mi vedo come una che si ama nonostante tutto» assicura «e che proprio dalla sua parte vulnerabile prova a trarre la forza necessaria per andare avanti». Magari alleggerendosi dei pesi che le hanno cambiato il cuore e l’esistenza. Il più grosso è stato sicuramente quel maledetto attimo di distrazione sulla Salerno-Reggio Calabria che una notte d’agosto del ’93 le costò decine di punti di sutura e 13 interventi chirurgici. «Per due settimane ho rifiutato l’immagine dello specchio poi, pian piano, ho iniziato a riappacificarmi con me stessa; pur chiedendo aiuto della pettinatura perché, oltre che una donna, sono un personaggio pubblico e non è facile andare in televisione con un volto segnato come il mio». Sulla copertina del nuovo album, però, l’autrice di “Bambini” rinuncia alle illusioni della mise. «Ho pensato spesso a quel che prova Lucia Annibali, l’avvocato urbinate sfigurato dall’acido, e l’ammiro davvero tanto; anche se la sua storia, per la violenza che c’è dietro, è gigantesca rispetto alla mia, frutto solo della distrazione».

FRA le «zavorre» abbandonate nel tempo, Paola mette pure il matrimonio con il giornalista Andrea Amato, celebrato ad Haiti nel 2010 al termine del percorso di fede seguito alla conversione durante un viaggio a Lourdes, ma durato appena due anni. «Mi sono sposata perché pensavo fosse quanto chiedeva la mia religione» recrimina. «Poi ho capito che una persona infelice non è una persona vicina a Dio, perché Dio è padre e vuole solo la nostra gioia. Quando ho detto del divorzio a padre Rick Frechette, il sacerdote della Fondazione Nuestros Pequeños Hermanos che mi aveva sposata nella cappella dell’ospedale St. Damien, pensavo di spaccargli il cuore. Invece la sua risposta è stata: …vabbé». Oggi Paola vive assieme a Francesco, ingegnere (di tredici anni più giovane) conosciuto in Puglia due estati fa.