Giovedì 25 Aprile 2024

Nuvole all'orizzonte

MENTRE continua, e continuerà ancora a lungo, la prova di forza tra Russia e Ucraina su chi è stato, deliberatamente o per errore, ad abbattere il velivolo della Malaysia Airlines, un altro braccio di ferro è in atto nelle ovattate e «politicamente corrette» sale riunioni dell’Unione Europea. Dove non si è mai d’accordo quasi su niente, ma si trova ogni espediente per non dirlo e, possibilmente, non farsi nemmeno capire. Succede per le questioni economiche e finanziarie, che sono il pane quotidiano, figuriamoci quando si tratta di politica estera, di sicurezza e difesa: il grande tabù che continua a colpire. Lo sta facendo anche in questi giorni, mentre si cerca un accordo per allargare le lievi sanzioni già in atto nei confronti della Russia. La quale ha sicuramente tante colpe, ma nel caso del Malaysian la conclusione dell’inchiesta internazionale, ancora all’inizio della fase istruttoria, unica abilitata a dirci ufficialmente chi è stato a colpire il Boeing 777 e perché, è di là da venire. La proposta di inasprire le sanzioni, sotto la spinta di gran Bretagna, Olanda e Paesi dell’Est, ha iniziato il suo complesso iter burocratico. Il Consiglio dei rappresentanti permanenti dei 28 (Coreper) si è attivato, il Consiglio dei ministri degli Esteri ieri «ha deciso che la lista delle persone (russe) sanzionate sarà allargata» e passata al Coreper per una prima valutazione. SI È PARLATO anche di sanzioni di carattere «tecnologico» per gli armamenti e nel settore dei servizi finanziari, ma una tale decisione è previsto sia deliberata a livello di capi di Stato e di governo. Chi vivrà, vedrà: coloro che hanno ottimi rapporti commerciali con la Russia — Italia e Germania comprese — ancora per un po’ potranno dormire sonni tranquilli. Ed è esattamente ciò che, senza una politica estera comune in un momento in cui il nostro «vicinato» sembra doversi incendiare, sta facendo tutta l’Unione. È in questo clima che l’elezione di una delle cariche più importanti, cui il vertice europeo di Lisbona aveva assegnato una responsabilità quasi esclusiva per la gestione delle politiche e delle azioni nel campo delle relazioni internazionali, è stata tranquillamente rimandata di alcuni mesi. Sonni d’oro, Europa! Ma prima o poi suonerà la sveglia.

CONTRIBUISCONO a ciò le voci di un possibile crollo del sistema creditizio portoghese: crollo che farebbe precipitare l’economia europea in un clima parzialmente simile a quello di tre anni fa, restringendo i già stretti margini di manovra dell’Italia sui propri conti pubblici. Per Renzi sarebbe una jattura, e su quella jattura sembrano scommettere in molti. Che ora frenano la riforma del Senato, insidiano quella del Lavoro e già affilano i coltelli in vista di quella elettorale. Si innesca così una spirale, poiché lo stallo delle riforme in Italia indebolisce oggettivamente la posizione italiana in Europa. È l’unica maniera per sperare di uscirne è la mediazione politica. Pare essere questo il consiglio dato da Napolitano a Renzi: evitare le sfide, sia a Roma sia a Bruxelles, e mediare il più possibile con alleati ed oppositori. Ne risulta la decisione di non imporre subito un drastico taglio ai tempi del confronto parlamentare in aula sulla riforma del Senato. Per questa e la prossima settimana, Renzi si morderà la lingua cercando convergenze con le opposizioni su singoli emendamenti; poi, scatterà la ghigliottina. Ma che il clima sia pesante lo dimostra il fatto che renziani come Roberto Giachetti tornino a caldeggiare la prospettiva di un ricorso anticipato alle elezioni.