Giovedì 25 Aprile 2024

Minoranze all'angolo

E SE fosse la paura ad alimentare la rivolta della minoranza del Pd e di Forza Italia contro Renzi e Berlusconi? Se si guarda in controluce la nuova legge elettorale, soppresso il Senato elettivo, si può prospettare alla Camera un "desinare agro e stentato", direbbe Manzoni, per chi non è nelle grazie dei leader. I cento capilista bloccati saranno scelti uno a uno da Renzi e Berlusconi (e per li rami dagli altri segretari politici). E il presidente del Consiglio non dimenticherà che dopo avere guadagnato il 40 per cento alle primarie con Bersani, gli furono riservati soltanto 16 dei 110 posti nel "listino protetto" del Pd. Non più d’una decina di quanti oggi strepitano, perciò, si salveranno in partenza. Gli altri saranno in larga parte sommersi tra primarie e gioco delle preferenze. Classificandosi al secondo posto con il prevedibile listone moderato (superiore ai 5 Stelle, anche senza la Lega) a Berlusconi toccheranno giustappunto 95-100 seggi: indovinate chi sceglierà i possibili assegnatari. Alcuni meccanismi tecnici consentirebbero inoltre al Cavaliere di rubare nel riparto perfino altri posti al partito di Salvini.

LE ELEZIONI sono di là da venire, ma la legge elettorale verrà approvata martedì. Ecco perché il Patto del Nazareno può essere per Berlusconi meno devastante di quanto immagina Raffaele Fitto. Ecco perché il Cavaliere sta facendosi una ragione della impossibilità di arruolare Salvini sotto le proprie bandiere (anche se Maroni e Tosi sono su posizioni diverse). Le tensioni di questi giorni (e la vendetta delle minoranze) si scateneranno fatalmente sul Quirinale. La disciplina di partito ha avuto nei decenni clamorose eccezioni. Perfino lo "scandalo dei 101" non è una novità: Merzagora, Fanfani, Leone lo sapevano bene. Semmai lo strappo più clamoroso fu quello ai danni di Franco Marini: non è mai accaduto che si sia ritirato un candidato che alle prime votazioni avesse superato la maggioranza assoluta sufficiente ad eleggerlo alla quarta. 

STAVOLTA – poiché i dissenzienti dalla linea dei partiti della maggioranza nazarena saranno circa 200 – si eviterà lo scempio delle prime votazioni e si passerà direttamente alla quarta. Non possiamo aspettarci né il miracolo Ciampi, né la convergenza sul secondo Napolitano. Renzi, che nei giochi di prestigio è un campione, proverà a mettere d’accordo l’intero Pd su un nome accettabile da Berlusconi. L’aspirazione di un «moderato» al Quirinale è destinata a restare tale. I tecnici sembrano esclusi. Vedremo quale candidato Pd sarà in grado di consolidare l’impalcatura del Nazareno, che altrimenti rischierebbe di crollare.