Venerdì 26 Aprile 2024

Matrimonio al museo, la moda dilaga. 2mila euro per Paestum

Il direttore del sito dei templi: "Ricavi investiti nelle manutenzioni" Matrimonio al museo, le location d'arte dove ci si può sposare

Matrimoni fra i templi di Paestum (Ansa)

Matrimoni fra i templi di Paestum (Ansa)

Salerno, 4 aprile 2016 - LA PROVA generale risale a gennaio quando si udì risuonare la marcia nuziale tra il tempio di Nettuno e la Basilica. Il sindaco di Capaccio-Paestum era quello vero, Italo Voza. Il resto, pura finzione perché nell’area archeologica si girava il film ‘Meridione mon amour’, del regista Gianluca Menta con Franco Neri e Massimo Ceccherini. Dalla fiction alla realtà. Ora è possibile dirsi ‘sì’ tra le rovine greche-romane che incantarono i viaggiatori del Grand Tour e furono descritte dalle incisioni di Piranesi e dalle parole di Goethe nel suo ‘Viaggio in Italia’. Ogni coppia che deciderà di sposarsi negli Scavi, diventati patrimonio Unesco, potrà optare per il maestoso tempio di Nettuno, risalente al 460 a.C., per la Basilica della dea Hera (del 540 a.C.) o per l’edificio sacro dedicato a Cerere o Athena (del 500 a.C.), il più piccolo dei tre. Con tanto di primo cittadino con fascia tricolore e corredo fotografico da fare invidia agli amici.

A dare il via libera per i matrimoni civili in uno scenario unico al mondo è stato il direttore Gabriel Zuchtriegel, 38 anni, il cui nome fece storcere qualche naso quando si conobbe la lista dei nuovi capi museali di Franceschini. Nato a Weingarten, nel Baden-Wurttemberg, si è laureato in archeologia classica a Berlino, ma il giovanotto era già di casa al Sud. Da mesi lavorava nella segreteria tecnica del ‘Grande progetto Pompei’, oltre ad essere professore a contratto di archeologia e storia dell’arte greca e romana nell’università della Basilicata.

ZUCHTRIEGEL, che ha pronto un bel regolamento con tanto di tariffario – una spesa intorno ai 2000 euro per aprire l’area dedicata al ‘sì’ più altri 200-500 euro per il servizio fotografico basic –, assicura chi l’accusa di bizzarria che «tutela e fruizione restano la priorità. Tutti gli introiti che arriveranno dalle cerimonie nuziali saranno investiti in ricerca e manutenzione perché non vogliamo fare concorrenza agli alberghi, ma contribuire alla crescita del territorio».

Beni culturali usati come location per le nozze: il fenomeno si diffonde a macchia d’olio in Italia. Da Torino che apre le sale del suo Palazzo Madama, al museo di Santa Giulia a Brescia, al museo Bardini a Firenze, al museo ferroviario di Pietrarsa o alla Galleria degli Stucchi a Jesi. Ci sono persino l’area archeologica di Fiesole e il Circo Massimo a Roma.

«È la vera novità degli ultimi anni – assicura il wedding planner Enzo Miccio su Happy Wedding.it –. La bellezza dei nuovi set è il must che aiuta a costruire un matrimonio davvero unico. Spiagge e luoghi d’arte sono i più gettonati dalle spose a caccia di un evento glam».

Tutto ok? Macché. All’iniziativa di Zuchtriegel fa da contrappeso l’obiezione di altri. A Pompei, il soprintendente Massimo Osanna ha vietato finanche i servizi fotografici, consuetudine nelle ville di Stabia. «Nei nostri siti niente matrimoni», ribadisce. E lo storico dell’arte Tomaso Montanari è furioso: «Questa idea dei monumenti usati come ‘splendida cornice’ per sposi abbienti è la fine del progetto costituzionale sul patrimonio d’arte».

Lo stesso sindaco Voza, che pure si era prestato al matrimonio per finta, si mostra ora contrario: «Si tratta di un’operazione commerciale e come tale non si addice ad un luogo importante sotto il profilo religioso da ben 2700 anni».

Ma a dispetto degli scettici, la mossa di Zuchtriegel piace e contagia altri. Come il direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori (quello accusato dai sindacati di lavorare troppo), che si è detto pronto a replicare l’idea.