Mercoledì 24 Aprile 2024

Maserati lascia Modena. Stop alla produzione nel 2017

Resterà solo il settore ricerca. 120 esuberi

L'ad Maserati Harald Wester (Ansa)

L'ad Maserati Harald Wester (Ansa)

MODENA, 8 aprile 2016 - MODENA e Maserati, un binomio unico e inseparabile. O almeno così pareva fino a ieri. Lo stabilimento di viale Ciro Menotti cesserà infatti la produzione dopo 80 anni. L’annuncio ufficiale è stato dato da Pietro De Biasi, responsabile delle relazioni industriali di Fca, nel corso di un incontro con i sindacati incentrato proprio sul futuro del Tridente sotto la Ghirlandina. Il piano industriale prevede lo stop degli attuali modelli, non ne indica di nuovi. E soprattutto non lascia spazio a romanticismi d’antan .

Il colpo è duro, durissimo per l’intera motorvalley che perde un simbolo conosciuto in tutto il mondo. «Qui non è possibile fare grandi numeri: la casa del Tridente ha già delineato la sua strategia fuori da Modena», aveva sentenziato l’ad Fca, Sergio Marchionne, a metà marzo intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Modena. Immediate erano state le reazioni di lavoratori, sindacati e parte del mondo politico. Le parole erano chiare, non altrettanto i tempi: tutti li credevano ben più lunghi. Eppure pesanti indizi non mancavano. Il marchio ha registrato l’anno scorso una brusca frenata passando dalle 36.448 auto vendute nel 2014 alle 32.474 unità. I ricavi – circa 2,4 miliardi – sono calati del 13%. E nello stabilimento modenese si è passati dalle 19 auto prodotte al giorno del 2014 alla decina di oggi. Ormai datati poi i modelli fabbricati, la GranTurismo e la GranCabrio, in uscita di produzione già a dicembre.

La convinzione generale era che in sostituzione ne arrivassero di nuovi. Ma così non sarà, salvo miracoli. A Modena rimarrà «solo» ricerca e sviluppo. Ma nessuna vettura verrà fabbricata. Gli esuberi previsti sono 120 – il 30% della forza lavoro – da ricollocare tra Ferrari e altre sedi Maserati. Molto pesanti anche le ripercussioni sull’indotto. Dopo gli scioperi e i presidi del 21 marzo, la Fiom modenese è pronta alle barricate. Denuncia «l’esproprio ai danni del territorio», punta il dito contro gli altri sindacati – «noi non abbiamo niente da rimproverarci: siamo stati fuori dal 2010 al 2014» – e chiama a raccolta i politici locali. Ma le risposte sono state sinora timide. Gianluca Ficco, coordinatore nazionale Uilm del settore automotive, mantiene una linea morbida. Auspica infatti che nella seconda metà dell’anno «alla storica fabbrica venga assegnato un nuovo modello di nicchia. Sarebbe una prospettiva importante». Ma al momento è solo una speranza.

​ERA IL 1914 quando Alfieri Maserati fondò a Bologna la sua azienda, poco più di un garage per l’elaborazione di vetture ‘Isotta Fraschini’. L’operosità e l’ingegno emiliano si erano messi in moto. Passata la I Guerra Mondiale, nel 1926 da quelle mura uscì la ‘Tipo 26’: la prima auto marchiata Maserati. Ben in vista sul cofano brillava il logo col Tridente, disegnato da Mario Maserati ispirandosi al Nettuno di piazza Maggiore. Nel ’32 Alfieri muore e, dopo 4 anni, l’azienda viene ceduta alla famiglia Orsi che trasferisce la produzione a Modena, proprio in viale Menotti. Da quel momento la storia ha sconfinato con la leggenda. Ora potrebbe chiudersi un’epoca di motori ruggenti.