Venerdì 3 Maggio 2024

La Crusca promuove le emoticon. "Ma attenti alle gaffe con le faccine"

Gli accademici: "Molto facile confondere il significato dei simboli" Sciovinismo 2.0 - di MATTEO MASSI

Emoji (Lapresse)

Emoji (Lapresse)

Roma, 16 gennaio 2018 - Due punti, un trattino e una parentesi. Erano fatte così le prime emoticon della storia, usate dall’informatico statunitense Scott Fahlman per indicare espressioni di sorriso e tristezza in un documento pubblicato il 19 settembre 1982. Se per molti anni le cosiddette ‘faccine’ sono state fatte assemblando segni di punteggiatura, con l’arrivo degli smartphone e delle chat il loro utilizzo ha conosciuto una vera e propria esplosione. Dalle emoticon si è passati alle emoji, termine che si può tradurre con pittogramma, usato per indicare piccole immagini che esprimono emozioni.

Create alla fine del 1990 dalla società di comunicazione giapponese Ntt DoCoMo, grazie alla loro immediatezza, sono entrate nel linguaggio digitale di ognuno di noi. Tanto che dal 2014, il 17 luglio di ogni anno, viene organizzato il World Emoji Day. Un’iniziativa lanciata da Jeremy Burge, creatore del sito internet Emojipedia, per celebrare l’importanza che queste piccole immagini rivestono nella nostra vita. Presenti ogni giorno in oltre sei miliardi di conversazioni, le emoji rappresentano, infatti, la lingua più utilizzata sulla Rete. In totale, quelle che fanno parte dell’Unicode Consortium, una no profit che si occupa di stabilire gli standard che devono rispettare i nuovi simboli, sono 2666. Di queste, secondo un’indagine pubblicata da Facebook, lo scorso anno, in cima alla classifica delle emoji più utilizzate ci sono quelle che hanno a che fare con l’amore: alla faccina con le lacrime di gioia (scambiata 322 milioni di volte) seguono, infatti, quella con gli occhi a forma di cuore (254 milioni), il bacio con il cuoricino (oltre 160 milioni) e il cuore semplice.

Tuttavia, oltre alle principali che riprendono lo stile e il colore giallo dello smileo, nel repertorio dei servizi di messaggistica istantanea vi sono, ormai, simboli di ogni genere. E in questa lunga lista di piccole immagini, costantemente ampliata e aggiornata, per chi non ha dimestichezza con il loro utilizzo, il rischio di una gaffe è dietro l’angolo. Per i non più giovanissimi il problema principale è rappresentato dalle piccole dimensioni delle immagini che possono, nella fretta, indurre facilmente in errore. Su internet, nel gruppo 'Mamme che scrivono che messaggi su whatsapp', i ragazzi hanno addirittura ideato un test con diverse emoji da sottoporre ai loro genitori per poi condividere le esilaranti risposte. Ci sono le mamme che scambiano la linguaccia per un grembiule, il naso per un pugno o per una candela, il cappello per un pidocchio o per un mostro, la gallina per Babbo Natale e la faccina blu dallo spavento viene usata per dire "se fa freddo mettiti il cappuccio". Tra le faccine che possono indurre in errore ci sono anche quella dell’abbraccio che può sembrare un saluto sorridente; la gocciolina dal naso che indica sonnolenza e non raffreddore; quella con le lacrime che non indica tristezza ma una forte risata; e, se non si presta attenzione si rischia di inviare il saluto vulcaniano della serie Star Trek al posto di un normale 'ciao'.

"Ormai c'è un repertorio di simboli e faccine molto ampio e il loro utilizzo si sta complicando – ha affermato il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini –. Sono piccole e spesso può capitare di inviarne una al posto di un’altra". Un incidente comune di cui è stato vittima lui stesso. "Credo che, a meno che non si usino quelle più diffuse sia abbastanza facile sbagliare. A me è capitato di inviare la faccina che vomita al posto di una smorfia innocua", ha confessato Marazzini che ammette di utilizzarle nei suoi messaggi.

"Mi diverto a inviare questi disegni – ha affermato Marazzini –. Penso, tuttavia, che non debbano essere sopravvalutati e considerati una nuova dimensione della comunicazione sociale. Sono fenomeni molto gonfiati. Tra lo scrivere e il mettere faccine c’è un’enorme differenza e ci sarà sempre". Per il presidente della Crusca l’importante è che il loro utilizzo non trascenda "i limiti prevedibili di una conversazione informale".

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