Giovedì 25 Aprile 2024

Rock, lacrime e business: quarant’anni senza Re Elvis

In pellegrinaggio a Graceland: ieri la veglia, oggi lo show

Elvis Presley

Elvis Presley

Memphis, 16 agosto 2017 - Eccoli lì, come ogni agosto, in devoto pellegrinaggio al Castello del Re. Fedelissimi un po’ attempati, affaticati dalla calura, caracollanti lungo il viale che porta a 3734 dell’Elvis Presley Boulevard, Memphis. Oggi l’anniversario è di quelli a cifra tonda: quarant’anni esatti dal maledetto 16 agosto in cui il corpo del King fu trovato dalla fidanzata Ginger Alden riverso senza vita sul pavimento del bagno. Aveva solo 42 anni. La stanza oggi è inaccessibile, come tutto il primo piano della residenza, alla curiosità morbosa dei visitatori. Quanto a cattivo gusto, infatti, a Graceland bastano i selfie nel giardino della rimembranza, davanti alle tombe dell’idolo di Tupelo e dei suoi genitori (ma c’è pure nonna Minnie Mae) ricavate ai piedi della kitschissima fontanella circolare che gorgoglia senza requie. Infarto per abuso d’alcol e di farmaci, si disse. Ma la verità affiorerà solo nel 2027 quando sarà reso pubblico il referto del coroner secretato per cinquant’anni su richiesta della famiglia. Si sa solo che Elvis al momento del decesso pesava circa 158 kg, colpa della depressione e di quei sandwich con bacon, burro di arachidi e marmellata di fragole che forse l’hanno portato alla tomba. Sul corpo furono trovate tracce di 14 medicinali diversi, di cui una decina in quantità superiore ai limiti tollerabili dal fisico umano, tutti regolarmente prescritti dal discusso medico personale dell’artista George Nichopoulos che da anni avanza però la madre di tutte le illazioni: costipazione intestinale cronica. Insomma, su quell’imbarazzante ultimo trono Elvis sarebbe stato stroncato da un attacco cardiaco dovuto agli sforzi compiuti nel tentativo di riequilibrare le sue funzioni fisiologiche. Per un re del rock, meglio la morte in battaglia.

Il pellegrinaggio degli orfani di “Love me tender” o “Can’t help falling in love” parte a un quarto d’ora di auto da qui, dai leggendari Sun Studios, dove Presley registrò pure le tracce appena racchiuse in un valente cofanetto focalizzato sui suoi esordi (“A boy from Tupelo: 1953-1955 the complete recordings”) e si snoda lungo l’Interstate 240 fino alla villa, ancora oggi il luogo più visitato degli Stati Uniti dopo la Casa Bianca. Settecentomila biglietti staccati all’anno. Graceland, d’altronde, è il sacrario del mito elvisiano, The King l’acquistò nel ’57 in questa periferia incolore di Memphis con i suoi primi guadagni e l’edificio diventò subito un simbolo; Jerry Lee Lewis, in un momento d’ira, tentò di prenderlo a pistolettate, mentre un giovane Springsteen cercò addirittura di scavalcare il muro di cinta per incontrare il suo eroe. Ieri sera la veglia a lume di candela e oggi un memoriale, anche se l’evento clou è il concerto sinfonico di brani elvisiani fissato in serata al FedEx Forum; assicurata la presenza dell’ex moglie, Priscilla, ultima icona vivente di una stagione rimasta tatuata sul cuore degli americani nonostante Cuba, il Vietnam e il Watergate grazie proprio a quel repertorio da 1 miliardo di dischi venduti.

Sull'anniversario non mancano speculazioni più o meno bizzarre come quella dell’agenzia californiana che propone di vivere cinque notti da Presley, affittando la casa di Beverly Hills dove il cantante abitò saltuariamente tra il 1967 al 1973 al prezzo non proprio stracciato di 20.000 dollari. O l’asta su eBay del Knabe Baby Grand Piano bianco ricoperto di foglie d’oro regalo di Priscilla su cui sono scivolate dita leggendarie come quelle di Duke Ellington o Count Basie; l’anonimo proprietario attuale conta di ricavare dalla vendita tra i 2,5 e i 5 milioni di dollari. Ricordava Camus: "i miti esistono perché l’immaginazione li animi". E qualcuno ci continui a guadagnare.

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