Giovedì 2 Maggio 2024

Una scimmia da Oscar. Serkis, il divo senza volto

Ecco l'attore che dà l'anima ai personaggi elettronici

Andy Serkis e il cartellone di 'The War, il pianeda delle scimmie' (Ansa)

Andy Serkis e il cartellone di 'The War, il pianeda delle scimmie' (Ansa)

STRANO e paradossale destino quello di Andy Serkis, attore britannico non proprio un carneade ma divenuto celebre e ricco solo quando ha perso la faccia. «Oramai sono diventato un attore digitale e in carne e ossa non m riconosce più nessuno. Per le mie interpretazioni potrei concorrere all’Oscar ma l’Academy purtroppo riconosce solo quelle a volto scoperto e io in tutti i miei ultimi film ho ben più di una maschera».   SI PARLA tanto di lui di questi tempi perché Serkis è il protagonista, alias Cesare, di “The war-il pianeta delle scimmie” uscito giovedì sui nostri schermi e già campione d’incassi in Usa dove Variety lo ha gratificato del titolo di miglior blockbuster dell’anno. La vicenda è presto detta: Andy Serkis si è da tempo specializzato nella tecnica recitativa del performance capture, ovvero la riproduzione su schermo di movimenti e gesti di un attore che interpreta un non-umano su di un set cinematografico e che attraverso una miriade di sensori si riproducono tali e quali sul corpo e sul volto digitali di un personaggio. Sembrerà strano ma la raffinatezza raggiunta e la pratica acquisita hanno fatto di Serkis, star senza volto, uno degli attori più pagati di Hollywood e il suo cachet ha recentemente superato quelli di Brad Pitt e Van Diesel. Insomma uno stupefacente successo di uno “sconosciuto” nell’era della più assoluta socialvisisibilità.   È ORMAI dal lontano 2001 che Serkis ha legato il suo destino allo sviluppo della tecnica cinematografica digitale. Allora fu chiamato a interpretare Gollum, il semihobbit dallo sgradevole raschio di gola, nella versione cinematografica della saga del “Signore degli Anelli” firmata da Peter Jackson. Il suo personaggio crebbe di episodio in episodio e all’epoca si parlò, più o meno scherzosamente, di nomination all’Oscar. In seguito la sua recitazione digitale fu richiesta ancora da Jackson per “Hobbit” e per “King Kong”. L’interpretazione della scimmia gigante gli portò indubbiamente fortuna e fu un segno del destino. Infatti dopo alcune recitazioni in carne e ossa (era per esempio Mr. Alley in “The Prestige” di Christopher Nolan), Serkis è tornato alla performance capture per interpretare il supremo Snoke negli ultimi due “Star Wars”. Successo completato dalla definitiva consacrazione avvenuta con il personaggio di Cesare, leader delle scimmie nel nuovo ciclo della interminabile saga del “Pianeta delle scimmie”. In realtà è stata proprio la disponibilità di Andy Serkis a vestire i panni (si fa per dire) del protagonista a rinverdire il mai sopito progetto di reeboot, ossia di ripartenza dalle origini, di quel racconto nato dalla penna (era il 1963) di Perre Boulle. La serie (cinque pellicole) che fece furore negli anni Settanta era stata già dissepolta per un film personalissimo di Tim Burton (“Il pianeta delle scimmie”) nel 2001 ma poi è stata definitivamente rilanciata nel 2011 con “L’alba del pianeta delle scimmie” di Rupert Wyatt a cui hanno fatto seguito “Apes revolution” e l’attuale “The war” entrambi diretti da Matt Reeves.    ELEMENTO comune e unificante proprio l’irrinunciabile presenza di Andy Serkis, un Cesare ribelle, malgré lui, alla società degli uomini, essere lui stesso (è in realtà una scimmia geneticamente modificata) ambiguo, anello intermedio della catena primati-uomo. Che all’attore britannico si debba gran parte del successo è innegabile come è certo che i continui progressi tecnici rendano la sua performence sempre più animalesca. Le meraviglie della tecnica escludono di fatto per il futuro epiteti animaleschi anche per gli interpreti meno dotati.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro