Sabato 27 Aprile 2024

«JUVENTUS, COSI' SI VINCE A BERLINO»

Alessandro Fiesoli «Berlino? Le analogie cominciano ad essere molte, è vero. Bravissimi, tutti». Nove anni dopo la sua Italia, Marcello Lippi, la Juventus di Allegri torna a giocarsi una finale all'Olympiastadion. E negli spogliatoi, i bianconeri hanno festeggiato con il «poopoopoo» di allora. «Diciamo che anche la Juventus si è conquistata la finale in casa del Real, come facemmo noi battendo in semifinale la Germania a Dortmund». C'è stato un tweet di Del Piero: «Da Berlino alla B, dalla B a Berlino, fantastici». Passando per Calciopoli. «E' la storia degli ultimi anni della Juventus e del calcio italiano, che poi coincidono, perché nessuna squadra rappresenta tutto il nostro calcio come la Juventus, per tradizione, anche perché, delle grandi, è l'unica a maggioranza della rosa, o quasi, italiana». A proposito di analogie: Buffon, con quelle due parate su Bale e Benzema nel primo tempo, ha fermato il tempo a nove anni, a quel suo miracolo sul colpo di testa di Zidane. «Con Gigi ci siamo sentiti in mattinata, è molto soddisfatto, motivatissimo, tornare in questo modo a Berlino per lui è un'emozione fortissima, sta vivendo una carriera riservata solo ai più grandi». Allegri l'ha sorpresa? «No, lo conosco bene, siamo in buoni rapporti, ha dimostrato concretezza, intelligenza, e senso pratico, ha raccolto tutto quello di buono che aveva fatto Conte, ha sfruttato le certezze che ha trovato e ci ha aggiunto il suo tocco, con calma e serenità». Per ritrovare una finale, dodici anni dopo di lei, la Juventus aveva bisogno di un allenatore toscano. «Giusto, le ultime cinque finali di Champions della Juve sono legate a due tecnici toscani, ora con Allegri dopo le mie quattro volte, i tifosi della Juventus sanno che cosa devono a questa regione». Senta Lippi, ma la Juventus può giocarsela contro il Barcellona di Messi, Neymar, Suarez? «Se può giocarsela? Certo che sì». E come? «Qui c'è da fare una riflessione tecnica. Al momento delle semifinali, tutti a parlare di Real, Barcellona, Bayern, senza prendere in considerazione che nessuna di queste tre grandissime squadre era abituata ad affrontare un avversario organizzato, compatto, anche psicologicamente preparato come la Juventus. Tutte qualità che sono emerse con il Real». Un'anima italiana, dice? «E' così, e non si tratta di esaltare la difesa, ma un modo molto ben studiato di stare in campo, dove ognuno è a disposizione dell'altro. Il Real era passato in vantaggio su un rigore tutto sommato casuale, ma riuscendo a tirare poco in porta». Quindi, contro Messi? «Quei tre del Barcellona là davanti davanti hanno qualità superiori, sembrano provenire davvero da un altro pianeta calcistico, ma vedrete che contro la Juventus troveranno maggiori difficoltà e avranno vita più dura». Il 6 giugno ci sarà anche lei, Lippi, nello stadio della finale mondiale del 9 luglio 2006? «No, penso di no. Questa volta Berlino me la guarderò in tv».