Lunedì 20 Maggio 2024
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Il mondo piange ancora per Lennon. Con lui la pace divenne icona pop

L’ex Beatle ucciso 35 anni fa da un fan sulla porta di casa a New York

John Lennon, icona del pacifismo

John Lennon, icona del pacifismo

New York, 8 dicembre 2015 - BONO e The Edge (alias David Howell Evans, membro degli U2) torneranno a suonare questa sera nella Parigi ferita usando “Sunday Bloody Sunday” come un inno contro la violenza e il terrore. Domani a Manhattan davanti al Dakota Building in tanti metteranno delle rose per ricordare i 35 anni dall’uccisione di John Lennon sulla porta di casa e “Image” tornerà a diventare il motivo che unisce.

La musica è un’arma straordinaria per la Pace. Lennon ha pagato con la vita il suo genio contagioso anche se a ucciderlo non è stato un terrorista, ma un fan pazzo e spietato. Il mondo con la sua scomparsa ha perso non solo un grande talento, ma un profeta della non violenza, una figura che sarebbe diventata trascinante e decisiva in questi nuovi anni di piombo dove il massacro del Bataclan durante il concerto rock è l’ultimo segno della barbarie umana targata ventunesimo secolo.

I BEATLES anche senza John hanno continuato ad esistere, ma il mito che non sembra morire mai è rimasto il suo, più di McCartney o Ringo.

Nello “strawberry fields” al Central Park, il prato della memoria che lo ricorda per sempre, l’erba continua ad essere calpestata da centinaia di migliaia di persone di ogni generazione. È un mondo quotidiano che si raccoglie in silenzio per ripensare alla sua morte assurda: colpito l’8 dicembre del 1980 da quattro pallottole alla schiena a soli 40 anni, sparate da quel David Chapman che dichiarò di essere un suo fan dall’età di 8 anni e che si era appena fatto fare un autografo sulla copertina di “Double Fantasy”, l’ultimo album realizzato insieme a Yoko Ono uscito da poche ore.

Sulla dinamica dell’assassinio e sulle motivazioni allucinate di Chapman che è in carcere a Wende, nello stato di New York, e al quale la commissione penitenziaria continua a negare la libertà condizionata, si sono scritti libri e girati film. C’è chi ha addirittura speculato sullo squilibrato assassino ritenendolo manipolato dalla Cia che non amava le idee troppo liberal e pacifiste di Lennon.

LA TESI dei complottisti è che quei colpi alla schiena in realtà non sarebbero dovuti essere un’esecuzione, ma solo un avvertimento. Chapman in aula ha confessato il delitto senza convincere. Dai carteggi ufficiali risulta che l’amministrazione Nixon attraverso l’Fbi aveva fatto spiare il Beatles alla ricerca di qualche ragione per espellerlo dagli Usa, dove la sua militanza pacifista e anti-bellica era diventata troppo trascinante e ingombrante. Nixon dietro il suo ghigno sorridente non amava affatto quell’ex ragazzo di Liverpool che voleva a tutti i costi diventare un cittadino residente negli Stati Uniti e cercò in ogni modo di ostacolarlo nel processo per la “Green Card”.

MA JOHN LENNON a soli 40 anni era ormai diventato un’icona americana della non violenza e della tolleranza, battendosi a lungo contro la guerra in Vietnam e l’apartheid in Sudafrica usando liriche come “Give a Peace a Chance” e “Instant Karma” capaci di trasmettere un messaggio universale istantaneo.

Con iniziative, marce, raduni oggi Yoko Ono tiene viva la sua memoria e il Dakota Building sul Central Park, dove lei continua ad abitare, è diventato più la destinazione di un pellegrinaggio per gli amanti dei Beatles e della sua musica, che non un sofisticato condominio di lusso pieno di celebrity.

Oggi John Lennon avrebbe 75 anni. Era arrivato a Manhattan che ne aveva poco più di 30. Tante rock star della sua età sono ancora in attività e lui non avrebbe certo smesso di cantare e protestare vedendo il mondo in queste condizioni.

Ma non ci resta che lo “Strawberry Field Forever”.