Martedì 30 Aprile 2024

Pubblica amministrazione, assunzioni selettive e stop agli aumenti a pioggia

Controlli automatici su chi si assenta il venerdì. Come cambierà l'impiego degli statali

Il ministro Madia durante l’incontro con i sindacati (Ansa)

Il ministro Madia durante l’incontro con i sindacati (Ansa)

Roma, 27 luglio 2016 - In un mese e mezzo è cambiato il mondo. A metà giugno, quando decise di convocare i sindacati del pubblico impiego, Marianna Madia era convinta che la crescita economica avrebbe portato soldi anche per rinnovare i contratti congelati da 7 anni. Ieri la ministra della Funzione pubblica ha dovuto constatare che il piatto piange. Che la Brexit e gli eventi geo-politici non aiutano certo i conti pubblici. Al momento ci sono a disposizione solo i 300 milioni stanziati con l’ultima legge di Stabilità. Pochino, se si pensa che i dipendenti della Pa sono 3,2 milioni: a conti fatti verrebbero distribuiti mediamente meno di 10 euro a testa. Le piattaforme sindacali ne rivendicano 80-120.

«Se ci sarà sviluppo in autunno, con la nuova legge di Stabilità, ci saranno più risorse», spiega Madia. Peccato che il governo stia già rivedendo al ribasso le stime del Pil. Da qui la necessità di desteggiarsi al meglio. Il confronto tecnico tra il ministro e i sindacati durerà fino a metà settembre, ma alcuni punti sono già fermi: stop agli aumenti a pioggia, premi solo a chi «fa bene», assunzioni selettive mirate alle professionalità che servono.

Insomma, le priorità sono reclutamento, mobilità, valutazione. Madia ha confermato l’intenzione di aggiornare i criteri per la distribuzione degli incentivi legati alla valutazione dei dipendenti superando la prassi di aumenti uguali per tutti. E ha ribadito che nel turn over saranno riempite solo le caselle necessarie. Quanto alle visite fiscali, saranno a carico dell’Inps e automatiche per chi salta il lavoro di venerdì o lunedì, o a ridosso delle feste.

Per gli aumenti saranno privilegiate le fasce meno abbienti. Ieri non se ne è parlato, ma la ministra si è detta pronta a raccogliere suggerimenti prima di stendere l’atto di indirizzo (ovvero le linee guida) da trasmettere all’inizio dell’autunno all’Aran.

Il confronto parte in salita. I sindacati non vedono di buon occhio il restringimento della platea a cui sono destinati gli aumenti così come l’ipotesi di riservare i premi di produttività al 20% dei migliori dipendenti. Ma soprattutto reclamano maggiori risorse. Anche perché non si tratta solo di sbloccare (come ha intimato un anno fa la Corte costituzionale) i contratti fermi di fatto dal 2009. Le buste paga si sono alleggerite anche per colpa dello stop alla vacanza contrattuale (l’adeguamento all’inflazione tra un contratto e l’altro) e alle «maturazioni stipendiali», a partire dagli scatti di anzianità: secondo calcoli sindacali la perdita salariale si aggira intorno al 10%.

«Visto che stanno rivedendo al ribasso tutte le stime, il ministro dovrebbe cominciare a dire che una delle condizioni per far crescere l’economia è rinnovare bene il contratto», commenta seccamente il leader della Cgil Susanna Camusso, mentre il segretario della Cisl Anna Maria Furlan suggerisce di reperire risorse «con la lotta agli sprechi e alle ruberie».